Sulla vicenda del Covid Hospital per Articolo Uno si deve “prescindere dal campanilismo”. Sulla vicenda si pronuncia anche l’Asp

Articolo Uno interviene nella vicenda dell’individuazione dell’ospedale Covid-19 ricaduta sul presidio ospedaliero “Maria Paternò Arezzo”, sottolineando che le scelte di programmazione sanitaria devono avvenire senza logiche o spinte municipalistiche.

“La tutela della salute non ha confini “amministrativi”. L’esperienza della pandemia ha messo in luce il fatto che è necessario avere un ospedale Covid sempre pronto ad accogliere le future emergenze. Un ospedale Covid, tuttavia, non deve sottrarre, alla normale attività ospedaliera ordinaria, spazi, tempi, posti letto, uso di attrezzature, servizi e risorse umane per garantire la necessaria assistenza, come, purtroppo, è accaduto durante la pandemia.

Il Maria Paternò Arezzo, per il fatto di essere stato in gran parte “svuotato” di alcuni reparti, perché trasferiti nel nuovo ospedale Giovanni paolo II, e di essere, nel contempo, organizzato un presidio ospedaliero “attivo” ha le caratteristiche idonee per essere organizzato come ospedale Covid senza sottrarre posti letto, attività sanitarie ordinarie ai presidi di riferimento: di Maggiore di Modica, al Giovanni Paolo II di Ragusa e al Guzzardi di Vittoria.

Infatti, anche il piano di riordino della Rete ospedaliera, pur con alcune scelte fortemente, criticabili, tuttavia, ha organizzato, la Rete guardando all’intero territorio assegnando Unità Operative specialistiche uniche per tutta la provincia senza tenere conto dei confini amministrativi dei singoli comuni.

La polemica non aiuta anche se l’Assessore alla Salute della Regione Siciliana, farebbe bene, ogni qualvolta si accinge ad assumere decisioni importanti che riguardano i territori dovrebbe ascoltare i sindaci attraverso uno strumento che è sancito dalla legge: La Conferenza dei Sindaci”.

Intanto anche l’Asp è intervenuta sulla questione, con una nota ufficiale:

“Le polemiche e la rivalità tra Modica e Ragusa, sostenute da testate locali, mi intristiscono. Ciò che mi interessa è lavorare per lasciare le condizioni degli ospedali meglio di come le ho trovate. Quello che mi interessa è utilizzare pienamente e al meglio le risorse economiche che ci vengono assegnate. Mi interessa che un modicano e un ragusano abbiano le stesse possibilità di sopravvivenza all’Ictus di un vittoriese.

Che le cure oncologiche siano uguali in tutto il territorio e che l’infarto sia trattato in modo uniforme, ancora meglio di come già avviene. Che i reparti ospedalieri siano forniti di bagni anche nella chirurgia di Modica. Mi interessa che un reparto di riabilitazione sia presente anche a Ragusa, nello stesso tempo, mi impegno a migliorare la riabilitazione di Scicli e Modica. Mi interessa che la chirurgia possa avere eguale dignità nei tre presidi principali e che le cure domiciliari siano implementate. Mi interessa che nessuno più si lamenti perché i presidi ortopedici arrivano dopo mesi di attesa. Che la prevenzione diventi una “cultura della prevenzione”. Mi interessa – anche se il paziente potrà non accorgersene – che i medici abbiano tutti la stessa cartella clinica elettronica e che non debbano scrivere più con la penna semplificando il loro lavoro.

Che la gente sempre di più usi i sistemi informatici per i servizi di prenotazione e i pagamenti, perché non ha senso disperarsi avendo a disposizione i servizi con un click. Mi interessa che il lavoro venga premiato nel rispetto delle regole. Per tutto questo continuerò il mio impegno con chi vorrà aiutare, malgrado le difficoltà e nonostante qualcuno cerchi sempre di buttarla in rissa”.

 

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