Storia e preparazione delle Teste di Turco di Castelbuono e di Scicli. Conto alla rovescia per la sagra dal 26 al 28 maggio

Le Teste di Turco di Castelbuono e di Scicli hanno in comune solo il nome. Il perchè sono nate ed il come sono preparate camminano su binari diversi. E’ questa la curiosità che viene da un evento eno-gastronomico chiamato a suggellare un rapporto di amicizia fra le sue città siciliane voluto e pensato dall’Amministrazione Marino per questa edizione 2023 della festa della Madonna delle Milizie. Da Castelbuono è atteso l’arrivo del sindaco Mario Cicero e del famoso pasticciere Nicola Fiasconaro.

Le diversità?

La Testa di Turco di Castelbuono è un dessert al cucchiaio composto da sfoglie fritte, simili alle chiacchiere, alternati a strati di crema al latte aromatizzata al limone e poi cosparsi con cannella in polvere. Di origine molto antica, è stato preparato per la prima volta per festeggiare la vittoria dei Normanni sugli Arabi. Il nome testa di turco sembra derivi dal fatto che, una volta versata la crema di latte calda, sulle sfoglie si formino delle “fossette” che ricordano le fontanelle delle teste dei bambini appena nati, quindi non ancora battezzati e per questo turchi, cioè non cristiani. Era il classico dolce di Carnevale ma oggi viene preparato senza distinzione di tempo e senza una cadenza festaiola.

La Testa di turco di Scicli, dolce legato alla Festa della Madonna delle Milizie, è simile ad un grosso bignè. Confonderlo con la Testa di Turco di Castelbuono è un errore. Se quello di Scicli è il triplo di un classico bignè quello di Castelbuono è un dolce al cucchiaio. Nella cittadina iblea anticamente era considerato un dolce povero al quale le casalinghe si dedicavano con cura ed attenzione. Acquistò la dovuta attenzione intorno agli anni Venti del secolo alloquando arrivò a Scicli, per conto della famiglia del barone Penna, un pasticcere napoletano che ne perfezionò le dosi e la ricetta di oggi. Il dolce è legato al ricordo della vittoria, ad opera del conte Ruggero d’Altavilla, dei cristiani sui saraceni dell’emiro Belcane nella battaglia avvenuta nella piana di Donnalucata nel 1091. La sua forma, infatti, ricorda il turbante tipico dei costumi turchi. Non esistono stampi per realizzare il grande bignè. Si utilizza generalmente una sac à poche a stella con otto denti. Si prepara giorni prima di farcirlo con crema, ricotta ed altre creme di gusti diversi.

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