Stagione sfortunata per gli chalet sulla costa. È solo colpa del maltempo?

Le avverse condizioni meteo che da due mesi non danno tregua con piogge e forte vento, hanno messo in ginocchio le aziende operanti sulle spiagge della Sicilia. Un danno che possiamo quantificare con una perdita d’introiti alle casse dei malcapitati operatori balneari pari e anche oltre al 40 per cento in meno rispetto lo scorso anno nello stesso periodo. Un danno notevole posto, peraltro, che si attende proprio l’estate cioè il bel tempo per recuperare gli sforzi economici fatti e avere il giusto guadagno sperato.

 

Le condizioni climatiche possono anche essere e lo sono certamente, una causa naturale che condiziona le  attività ogni anno in meglio o, purtroppo, anche in peggio come in questo caso. Gli Enti inoltre il più delle volte, agiscono con discrezionalità non applicando la norma pur di fare valere le proprie ragioni e non quelle della legge. Il ballo in spiaggia, ad esempio, è noto a tutti che è oggetto di contesa tra i concessionari e alcune istituzioni fermo restando che la legge non vieta l’attività di discoteca negli stabilimenti balneari, nel rispetto delle norme di sicurezza e del disturbo acustico ambientale.

Lo stato in primis perde ingenti somme di denaro a causa dei permessi Siae limitati, così anche l’opportunità di offrire lavoro ai giovani nel periodo serale e notturno, le aziende di rappresentanza per la vendita di alimenti e bevande, non per ultimo, la perdita di introiti per i concessionari. La Sicilia, la terra più assolata d’Italia potrebbe vivere solo di turismo con il suo mare, con le sue spiagge, con i musei, con i suoi parchi e con tutto ciò che di meraviglioso la circonda ma, evidentemente, non c’è mai stato un interesse politico a migliorare.

Gli chalet garantiscono lavoro anche per tanti giovani disoccupati ed offrono quei servizi in spiaggia che, per legge, spettano agli enti locali come ad esempio il salvataggio, il primo soccorso e la pulizia ma nonostante ciò sono fortemente penalizzati e limitati ad offrire un servizio decente al turista a causa di atti burocratici inutili e vergognosi. La Sicilia così facendo rischia di perdere i suoi migliori investitori in favore di lidi più appetitosi.

E’ necessario investire, scommettere sul proprio territorio che può produrre molto di più. Regolamentare non vietare. Non è un caso, infatti, che anche quest’anno la Sicilia ha ottenuto soltanto sei bandiere blu (il prestigioso riconoscimento Internazionale per i servizi che i comuni costieri offrono nelle propri spiagge di pertinenza, per la qualità delle sue spiagge) nonostante 1200 Km di costa di cui più di 900 balneabili.

La regione Liguria con i suoi 330 Km di costa ne ha ottenuti ben 27 di bandiere Blu !!!

Sia chiaro che la Bandiera Blu si ottiene soprattutto per i servizi resi sulla spiaggia ai fruitori del mare, non per la sola bellezza naturale del posto. E’ inutile nasconderci perché esiste una questione “turismo” che lascia strascichi e perdite pesanti sull’economia della nostra regione. La politica siciliana non ha mai investito seriamente sul proprio bene naturale: il mare e le sue spiagge.

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