SOPPRESSIONE CARCERE DI MODICA

 

È stato reso noto da parte del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria che presto il Ministero della Giustizia darà attuazione al Decreto con cui il ministro Severino ha stabilito i criteri della riorganizzazione delle carceri, prevedendo la chiusura degli istituti di Modica, Mistretta e Nicosia.

Si tratta di criteri che riguardano, per l’ennesima volta, la presunta antieconomicità delle strutture periferiche: gli stessi che hanno finito per rendere esecutiva la soppressione del Tribunale di Modica, di cui la chiusura del carcere appare una diretta conseguenza, pur nell’evidente irragionevolezza degli effetti che si avranno anche per i costi a carico dello Stato.

Esattamente come nel caso del Tribunale, il carcere di Modica potrà essere chiuso effettivamente solo dopo che quello di Ragusa verrà adeguatamente ristrutturato e riorganizzato per accogliere più detenuti. Ancora una volta, i costi di questa trasformazione saranno probabilmente tali da non giustificare una tale penalizzazione per il nostro territorio. E ancora una volta i tagli vengono fatti in modo lineare, astenendosi dalla valutazione delle singole realtà locali e rischiando di sacrificare proprio le situazioni più virtuose ed efficienti.

Infatti, esattamente come nel caso del Tribunale, i criteri alla base di provvedimenti di questo tipo non dovrebbero essere solo quelli economici. In un momento in cui si affronta il quotidianamente il grave problema del sovraffollamento delle carceri e del mancato rispetto dei diritti dei detenuti, l’istituto penitenziario di Modica opera in modo esemplare e dal punto di vista della struttura e del trattamento dei detenuti si avvicina al modello costituzionale dell’esecuzione della pena molto più della media degli istituti italiani. Ebbene, invece di essere premiato e incentivato nella sua azione, viene chiuso.

Proprio nei giorni scorsi ho ricevuto una lettera da parte di un gruppo di detenuti, che hanno fatto un pubblico appello per la salvezza del carcere, facendo presente che qui vengono trattati “come persone”, in condizioni più che dignitose e come in una “casa famiglia”.  

Non potendo in questo momento rivolgermi ad altri che a voi, in qualità di parlamentari nazionali della città e del comprensorio, Vi invito a prendere a cuore questo problema e a sollecitare il nuovo Governo a rivedere queste decisioni: c’è ancora tempo per intervenire  e fare in modo che il riordino del sistema carcerario avvenga secondo altri criteri.

In questo caso non si tratta solo di rispettare i diritti di un territorio e dei suoi presidi di giustizia ma prima di tutto i diritti delle persone, che non possono non rappresentare una priorità rispetto alle logiche esclusivamente economiche.     

 

 

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