SONO 45 I MORTI NELLA STIVA DEL PESCHEREGGIO

Sono 45 i morti all’interno del peschereccio rimorchiato a Pozzallo dalla nave Grecale. Tutti uomini provenienti dell’Africa centrale. E’ questo il bilancio definitivo dopo il recupero delle salme che si è concluso martedi pomeriggio.

Le salme sono state portate in una sala frigorifera di Pozzallo, messa a disposizione dalla Protezione civile della Provincia di Ragusa. I due medici legali incaricati dalla Procura hanno avviato i rilievi autoptici esterni cui seguiranno le autopsie. Le vittime erano in un peschereccio dove sono state fatte salire 600 persone, più del doppio di quelle che poteva contenere. I migranti sono stati trovati nella sala ghiacciaia, dove sono morti, si ipotizza, per asfissia.

“Ci potrebbero essere dei minorenni, dei ragazzini, ma non dei bambini” tra i migranti vittime nel peschereccio ormeggiato a Pozzallo. Lo ha riferito uno dei due medici legali . “Erano tutti sovrapposti – ha aggiunto – perché lo spazio era troppo piccolo per il numero di persone che erano. Le cause del decesso? E’ ancora presto per dirlo”.

Da un’ispezione dei locali compiuti dalla Squadra Mobile della Questura, è emerso che i corpi si trovano nel vano ghiacciaia, dove si custodisce il pesce durante la navigazione. In un primo momento era stato reso noto che le salme erano nella sala macchine, che è attigua al locale di tre metri per tre circa, in cui sono stati trovati i cadaveri.

“Accatastati l’uno sull’altro, come all’interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz”. E’ la prima impressione del Capo della Squadra Mobile della Questura di Ragusa, Antonino Ciavola, dopo avere osservato da vicino i corpi dei migranti all’intero del peschereccio ormeggiato.

La Procura di Ragusa sta valutando la posizione di due extracomunitari che sono ritenuti i probabili scafisti del peschereccio sul quale sono morte 30 persone. Il fascicolo ipotizza il reato di associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo quanto si è appreso, il procuratore capo Carmelo Petralia deciderà soltanto dopo le autopsie se contestare anche, eventualmente, il reato di morte come causa di un altro reato o addirittura l’omicidio volontario. Il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, sull’inchiesta per la morte dei migranti ha detto: “La sistemazione dei cadaveri è una questione di competenza dell’autorità giudiziaria perché la Procura dovrà svolgere le accurate indagini per capire come siano realmente morti questi uomini e quindi sarà la Procura stessa a decidere la loro sistemazione”. Intanto la questura di Ragusa stanno coordinando il trasferimento di circa 350 persone dai centri della provincia con charter in partenza dall’aeroporto di Comiso.

 “Trattati come bestie dai libici” che hanno compiuto “violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa”. E’ la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa sulla morte dei 30 migranti sul peschereccio che nave Grecale ha eimorchiato nel porto di Pozzallo. Tre le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. “Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo – ricorda una di loro – abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti…”. Tutti accusano i trafficanti libici: “è stata tutta colpa loro – ricostruisce un migrante testimone dell’accaduto – ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere”. “Abbiamo chiesto di potere tornare indietro – ha rivelato un migrante sopravvissuto – perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c’è stato alcunché da fare: ci hanno detto ‘ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia’”.

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