SOLIDARIETA’ A CHI PROTESTA

Il Consorzio Polocommerciale di Modica, nel manifestare la propria solidarietà a coloro che in questi giorni stanno manifestando a causa dei gravi problemi dell’economia reale del territorio siciliano, in queste ore cruciali non può più astenersi dal manifestare il proprio stato d’animo e la propria preoccupazione dinanzi al gravissimo danno che il ritardo delle istituzioni nella gestione di questa protesta sta causando anche alle proprie attività commerciali. Vogliamo che sia chiara la nostra vicinanza a chi sta protestando, e anche la comunanza delle difficoltà economiche che tutti in questo grave momento di crisi indistintamente attraversiamo: tutti sentimenti che abbiamo reso palesi martedì scorso, scegliendo di chiudere i nostri negozi e di scendere in strada con i manifestanti.

E tuttavia, dopo quattro giorni di una protesta che si è allargata a macchia d’olio in un’area che coincide esattamente con quella dei nostri negozi, i nostri operatori si trovano a dover fare i conti con un vero e proprio azzeramento degli incassi. Tutto ciò a causa del fatto che, a differenza di tutte le altre attività artigianali e commerciali che hanno potuto scegliere se chiudere o meno, a noi questa libertà di adesione alla protesta non è stata concessa: il Polocommerciale ha letteralmente subito la presenza del presidio, che è stato imprudentemente autorizzato – unico caso in provincia di Ragusa – in pieno centro urbano e in coincidenza con un’area nevralgica della città.

Rischiamo, in questo modo, che la protesta si trasformi in una guerra tra persone che vivono lo stesso disagio: i nostri imprenditori, al pari degli autotrasportatori, degli agricoltori e di tutti gli altri che non reggono più alle difficoltà della crisi. Le nostre scadenze con l’erario, con le banche, con i nostri dipendenti non sono in nulla dissimili dalle loro. Del danno economico che stiamo subendo anche noi, adesso, a chi dovremo presentare il conto? Noi ci troviamo in riunione permanente da giorni, per individuare delle soluzioni per i nostri operatori e a nome di tutti ci troviamo costretti a chiedere il riconoscimento di una sorta di “stato di calamità”: visto l’abbattimento del fatturato che stiamo registrando e che mette a repentaglio la stessa sopravvivenza delle nostre attività, questo non potrà che tradursi in moratorie bancarie e in molti casi cassa integrazione per i dipendenti. Chiediamo alla politica, alle istituzioni locali, regionali e nazionali, di comprendere che questa protesta, fatta in questo modo, non può durare un’ora di più: si affrettino, allora, ad ascoltare le istanze di chi sta protestando, a convocarli a tavoli che non si limitino ad essere interlocutori e dilatori, a individuare soluzioni che liberino la Sicilia dai rischi che corre se la manifestazione si protrae.

Chiediamo che già da domani si ponga fine a questi presidi e la situazione torni alla normalità, altrimenti rischierà di degenerare in termini di ordine pubblico – giacchè molte frange estreme si stanno già lasciando andare ad insopportabili intemperanze – e in termini economici per le nostre aziende, che non sapranno più nemmeno contare le perdite subite. 

 

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