SINDACATO UNITARIO CONTRO LA LEGGE FORNERO

“Le legge Fornero è una legge cattiva perché ha creato diseguaglianze e sofferenze. E’ stata fatta per fare cassa e dare così una risposta alle imposizioni che l’Europa ha dettato al nostro Paese”.

Questo il giudizio che Mimma Argurio, segretaria regionale della Cgil Sicilia, in nome di Cgil, Cisl, Uil, ha fornito nell’intervento conclusivo alla mobilitazione nazionale, che si è tenuta anche a Ragusa (in Piazza Matteotti) così come negli altri capoluoghi siciliani, che le confederazioni sindacali hanno promosso per oggi contro il sistema pensionistico disciplinato dalla Legge Fornero.

Prima degli interventi al cospetto di una piazza non affollatissima, una delegazione di sindacalisti, guidata da Giovanni Avola, segretario generale della Cgil di Ragusa, Mimma Argurio, Cettina Raniolo, segretaria provinciale della Cisl Ragusa- Siracusa e Giorgio Bandiera, segretario generale aggiunto della Uil,  del comprensorio Ragusa, Siracusa, Gela, è stata ricevuta dal Prefetto di Ragusa, Maria Carmela Librizzi, alla quale è stato consegnato un documento che ricalca in sintesi la vertenza in atto dove si invoca una flessibilità in uscita per tutti, il riconoscimento del lavoro usurante a categorie di lavoratori a cui non è stato ancora riconosciuto, alla sufficienza di 62 anni o di 41 anni di contribuzione per andare in pensione e soprattutto un’ aumento delle stesse che oggi sono al di là dal garantire un livello di sopravvivenza.

 La mobilitazione di Cgil, Cisl, Uil di Ragusa ha nei fatti aperto la fase vertenziale forte del sindacato in Sicilia che ha già messo in cantiere una grande manifestazione, per il lavoro e l’occupazione, il 7 maggio p.v. a Palermo  e contro il Governo Crocetta che “a fronte dell’annunciata rivoluzione, anzi ha creato una rivoluzione al contrario consentendo licenziamenti, disoccupazione e nessuna prospettiva di sviluppo” come ha commentato Giorgio Bandiera.

Gli interventi sono stati aperti da Cettina Raniolo che ha contestato la legge Fornero “per le diseguaglianze che ha creato producendo esodati, persone senza lavoro e senza che gli si sia riconosciuto il diritto alla pensione pur in presenza di contribuzione, e soprattutto non inserendo nei lavori usuranti l’edilizia e la categorie delle maestre d’asilo e della materne che non possono continuare a lavorare sino a 67 anni di età. Una vera ingiustizia a cui bisogna porre immediato rimedio”.

“Il problema della riforma della Fornero non è solo dei pensionati, afferma Giorgio Bandiera ma di tutti perché se non si va in pensione a 62 anni o con 41 anni di contributi oggi non ci sono più le condizioni per determinare lavoro per i giovani che rimangono condannati ad una precarietà, soprattutto nella pubblica amministrazione, senza soluzione di stabilizzazione.

Quindi riforma delle pensioni uguale lavoro. In questo modo si potranno garantire anche le future pensioni. La verità che questo Governo non ascolta i lavoratori perché ha deciso di non avere confronti con il sindacato. Necessario un punto di svolta in questo atteggiamento e Cgil,Cisl,Uil faranno di tutto per modificarlo”.

Per i lavoratori è intervenuto Filippo Vitale in rappresentanza di un nutritissimo gruppo presente su Facebook (circa tredici mila aderenti) come “Lavoratori precoci uniti quarantuno senza se e senza ma” secondo il quale “il lavoro toglie la gioventù e ci priva della vecchiaia”.

Sarebbe già utile eliminare i privilegi e le prebende ai cosiddetti pensionati d’oro e sostenere il DDL 857 Damiano – Beretta che prevede un’uscita flessibile a sessantadue anni più trentacinque anni di contributi versati con una penalità e quota 41 per tutti, indipendentemente dall’età anagrafica.

Mimma Argurio, per ultima, ha sostenuto i grandi limiti sociali della Legge Fornero.

“Ha creato un notevole gap occupazionale sia nel pubblico che nel privato, non riconoscendo, ad alcune categorie, il lavoro usurante (basta pensare agli edili ancora costretti a 66 anni a salire sulle impalcature), e a mantenere le pensioni basse.

Il 67% di quelle liquidate nel territorio provinciale ragusano oscilla tra i 450/680 euro. Una miseria che non consente agli anziani di potersi curare dovendo di convesso pagare solo salate tasse”.

E’ il sistema che va cambiato e in Sicilia Cgil, Cisl, Uil hanno suonato oggi il primo squillo di tromba.

Il resto del concerto a Palermo il 7 maggio p.v.

 

 

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