SFIGMO E FONENDO di Alessandro Tumino

Quest’estate l’abusato termine “malasanità” è entrato di prepotenza nelle Sale Parto e tra liti, botte da orbi, denunce, talk show televisivi, visite Ministeriali, Ispettori e successive Vicende Giudiziarie alla fine resterà il ricordo di una Vita finita prima ancora di cominciare o il dolore di una Famiglia costretta a vivere con una forse evitabile dolorosa disabilità.

Il 66% dei punti nascita italiani esegue meno di 1000 parti/anno,che è la soglia indicata dall’OMS e ribadita dal Ministro Fazio per garantire sicurezza in Sala Parto;il 10,47% delle nascite avviene in punti nascita con meno di 500 parti l’anno e comunque il 25% dei parti in Italia avviene in strutture con meno dei consigliati 1000 parti /anno. Tra l’altro laddove ci sono più parti,quindi il sistema è più collaudato ci sono meno tagli cesarei   e dove si fanno meno di 500 parti ben il 42,6% degli stessi avviene con il Cesareo.

Il  Ministero ha elaborato un “Piano per una maggiore sicurezza del Parto” insieme alle Regioni che comprende 5 punti:raccomandazioni sull’appropriatezza del parto cesareo  e sui numeri di parto per punti nascita (avranno il coraggio di chiudere quelli con meno parti del previsto?), riduzione del numero dei Cesarei (anche se però alcuni degli episodi di cronaca recente sono legati alla scelta di non fare il cesareo o alla tardiva scelta di praticarlo), appropriatezza organizzativa per la quale il Ministro preannuncia l’indicazione di requisiti, la formazione sia per i Professionisti che per le neo mamme, l’implementazione del parto indolore.

Occorre dare una risposta di sistema che tenga conto della rete dei punti nascita,dei livelli essenziali di riferimento,delle risorse disponibili,del tasso di fecondità e dell’età media della prima gravidanza (sempre più spesso oltre i 35 anni e quindi gravidanza a rischio).

In Medicina non esiste il rischio zero e il parto,pur essendo un evento fisiologico,a volte è gravato da incognite improvvise; per questo  è fondamentale che la donna sia assistita in una struttura  da personale altamente specializzato. E se, per esempio, i previsti esami  e controlli mensili anziché essere fatti  da privati , venissero fatti presso i punti nascita in una sorta di Day Hospital, probabilmente più economico per tutti? Questo fidelizzerebbe la donna alla Struttura, la stessa si sentirebbe più “trattata” per la gestione dei nove mesi e se, malauguratamente, qualcosa dovesse andare non per il verso giusto al momento del parto,forse ciò sarebbe più “tollerato”.

Alessandro Tumino medico di base

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