Sentenza della Consulta mette nei guai i bilanci di 1.400 comuni, fra cui Modica. Corsa contro il tempo per evitare il dissesto

È conto alla rovescia per salvare 1.400 comuni italiani dal dissesto finanziario. Una recente sentenza della Corte Costituzionale di fatto ha cancellato la possibilità di restituire alcune anticipazioni di liquidità in 30 anni. Il problema evidenziato dalla sentenza 80/2021 riguarda l’illegittimità delle regole che permettevano ai Comuni ripianare in 30 anni l’extra deficit prodotto a sua volta dalle anticipazioni di liquidità concesse dal 2013 per pagare i debiti commerciali (per fornitori e servizi). In questo parametro rientrano diversi comuni siciliani, fra cui Modica, che proprio nel 2013 aveva evitato il dissesto finanziario dopo avere sottoscritto un mutuo di circa 64 milioni con la Cassa depositi e prestiti della durata di tre decenni.

Venerdì scorso, durante un vertice tenuto nel ministero dell’Economia, è emersa la possibilità di un artificio contabile che riporterebbe l’orologio al 2015, anno di entrata in vigore della contabilità armonizzata e con esso la possibilità di ripianare ancora il debito in un trentennio.
Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme: “Entro maggio dobbiamo approvare i bilanci, se saltano i bilanci, saltano anche i servizi. Tagliare spese vuol dire spegnere luci, non raccogliere i rifiuti, chiudere asili. So che il ministero dell’Economia se ne sta occupando. Bisogna fare presto. Abbiamo chiesto al governo di individuare una norma che permetta allo Stato di subentrare nel debito”, spiega Decaro. Martedì 18 maggio il problema sarà probabilmente affrontato in Consiglio dei ministri, nell’ambito del decreto Sostegni bis. Allo studio ci sarebbe una norma ponte per consentire agli enti locali di approvare i bilanci e un secondo intervento più strutturale, da studiare attentamente – come viene sottolineato – perché non si può rischiare la terza bocciatura della Consulta.

La chiusura dei bilanci, preventivi ed esecutivi, dei Comuni è sempre più difficile. La pandemia ha aggravato la situazione delle entrate, sia sul fronte del pagamento delle imposte locali che nei trasferimenti regionali e (pochi) statali. Ci sono difficoltà a incassare Tari, Imu, occupazione degli spazi pubblici, contravvenzioni.

Secondo la Consulta occorre evitare che i debiti dei padri ricadano su figli e nipoti. Il presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio, nel ribadire il “massimo rispetto” per il “difficile ruolo” dei sindaci, ha chiarito: “Evitare il dissesto dei Comuni, che non sempre è causato da spese folli, ma dalla difficoltà di far fronte a giuste pretese dei cittadini, è un compito primario che lo Stato deve assolvere. Il problema è come farlo. Era stato fatto in modo sbagliato, perché autorizzava la prosecuzione di una gestione inadeguata – non si può continuare a fare debiti sulle spese correnti – e scaricava sulle generazioni future. Si faccia con soldi veri o con interventi seri che non creino problemi”, il suo invito.

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