SEMINARIO TECNICO “SICILIA2020”

Buongiorno a tutti e grazie per essere qui.

Un saluto particolare vorrei rivolgerlo all’assessore regionale delle attività produttive, Mariella Lo Bello e agli onorevoli Giuseppe Laccoto, presidente della Commissione Attività produttive dell’Ars, e Nello Di Pasquale, vicepresidente della commissione Bilancio dell’Ars che hanno fortemente richiesto questo momento di confronto con le imprese della Piccola industria di Sicindustria.

Confronto che siamo stati ben lieti di organizzare, consapevoli del momento delicato che le imprese e la Sicilia tutta stanno attraversando. Un momento che può essere superato solo con un lavoro di squadra, in cui ciascuno giochi al meglio il proprio ruolo.

Non voglio dilungarmi troppo per cui cercherò di entrare subito nel merito dell’incontro, fornendo alcuni dati e proponendo alcune chiavi di riflessione che avranno modo poi di essere sviluppate nel corso della mattinata.

Abbiamo deciso di dedicare il seminario a un tema di particolare importanza: gli strumenti finanziari per lo sviluppo della Sicilia e per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese.

Come è noto a tutti il sistema economico siciliano (ma anche quello italiano) è rappresentato per oltre il 96 per cento da piccole e medie imprese. Ma, come ha più volte sottolineato il presidente Boccia, oggi essere “piccoli” non è più elemento di vanto e distinzione. Le piccole devono diventare medie imprese e le medie devono diventare grandi. Solo così, infatti, è possibile essere competitivi con il resto del mondo. Un mondo al quale le nostre imprese obbligatoriamente devono guardare per restare sul mercato. È chiaro allora che la prima cosa da fare è rendere le imprese più solide e più preparate sulle opportunità che i mercati offrono. Ed è quello che Sicindustria fa attraverso la rete Enterprise Europe Network di cui è partner, fornendo ai propri associati tutte le informazioni per diventare competitive su scala internazionale: dall’individuazione di nuovi partner commerciali, produttivi e tecnologici alla promozione della partecipazione a Horizon 2020, il programma europeo per l’innovazione e la ricerca. Tra le ultime missioni che hanno visto Sicindustria in prima linea con le sue imprese, quelle in Cina e in India.

Ma questo non basta. Oggi è più che mai importante fare squadra. Lo strumento più adeguato su cui Confindustria, attraverso Retimprese sta molto lavorando, è quello delle reti d’impresa, un canale per superare il localismo e aggregarsi su programmi di crescita, pur mantenendo una autonomia imprenditoriale. Nell’Isola ci sono attualmente 241 reti: 17 a Trapani; 28 a Palermo; 10 ad Agrigento; 18 a Caltanissetta; 7 ad Enna; 11 a Messina; 91 a Catania; 42 a Ragusa e 17 a Siracusa per un totale di 257 imprese siciliane e il potenziale di crescita è enorme.

Tema prioritario per le imprese è anche quello del migliore utilizzo degli strumenti che l’Europa, lo Stato e la Regione mettono a disposizione. Ed ecco che entriamo a pieno titolo nell’argomento di oggi: l’utilizzo dei fondi europei. Voglio concentrarmi sul Programma Operativo Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale) 2014-2020 che per la Sicilia ha una dotazione finanziaria di 4 miliardi 558 milioni di euro.

Di questa cifra, 457,1 milioni di euro sono destinati a ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione; 667,8 alla promozione della competitività delle pmi; e 342,5 milioni all’agenda digitale. Oltre 1,5 miliardi di euro che, se ben utilizzati, potranno rendere le nostre imprese sempre più competitive nel mercato 4.0.

Ma perché ciò avvenga bisogna puntare sulla qualità nell’uso delle risorse. La logica della spesa fine a se stessa è totalmente superata. Non importa dire che le somme a disposizione sono state tutte impegnate, è necessario dire come sono state spese e soprattutto quali sono stati i risultati raggiunti.

Non più quantità di spesa dunque ma qualità di spesa.

Se ci pensate, una vera e propria inversione di rotta rispetto al passato…

Questo è un primo tassello. Fondamentale in vista della scadenza del 2018, quando la Regione dovrà rendicontare quasi un miliardo di euro della dotazione complessiva.

 

Un secondo elemento sul quale riflettere e che è strettamente connesso al primo è quello dell’effettiva efficacia della programmazione che si basa su una reale capacità di mantenere coerenza strategica e operativa nell’attuazione delle singole azioni.

La condizione perché ciò si realizzi è una governance duratura, che possa assicurare le adeguate competenze amministrative nella gestione del programma, e un coordinamento tra le varie Autorità di gestione. Assumono pertanto un’importanza cruciale due strumenti: il Piano di Rafforzamento Amministrativo (PRA) e il Tavolo permanente per il coordinamento e l’integrazione del programma.

Come agire allora?

Prevedere pochi strumenti di incentivazione stabili e programmati su base pluriennale

•          Evitare sovrapposizioni con il livello statale… caso mai integrare.

•          Operare con una logica di sistema per concentrare le azioni su interventi congiunturali piuttosto che su logiche emergenziali e occasionali

•          Procedere con una stabilizzazione funzionale e burocratica dell’Amministrazione regionale e dei responsabili preposti alla gestione delle azioni.

Dobbiamo dotarci insomma di bravi meccanici e soprattutto di bravi piloti che possano far camminare la macchina che sappia reggere la competizione anche tra territori oltre che tra le imprese. E su questo vorrei si soffermassero gli esponenti politici oggi presenti…

 

Un altro elemento essenziale per la competitività di un sistema economico è rappresentato dal rapporto delle aziende con lo sviluppo delle tecnologie e con la scienza. Un uso appropriato della digitalizzazione ad esempio vale la competitività e il futuro di un’azienda e quindi di un territorio perché impatta direttamente sulle relazioni tra capitale umano e impresa. In Italia, e ancor più in Sicilia, pur non mancando le realtà d’eccellenza, scontiamo un ritardo competitivo importante: abbiamo perso molto tempo, ma possiamo recuperare.

Per le imprese e per la società intera si tratta di definire quale dovrà essere il modello di crescita cui tendere in funzione delle diverse sfide globali e di dotarsi della cassetta degli attrezzi necessaria per realizzarlo. Va attuato un esercizio complesso nel quale ripensare il ruolo dello Stato nelle sue varie articolazioni (e quindi anche della Regione) come guida dei processi e di regista degli assetti di governance, il quadro giuridico e regolatorio in essere e gli strumenti di natura finanziaria (pubblici e privati), che consenta di definire un contesto operativo nel quale le imprese possano investire, crescere, innovarsi e dare occupazione su nuove basi tecnologiche, strutturali e organizzative, coerenti con le tendenze di cambiamento.

La sfida che vogliamo lanciare oggi è una sfida identitaria sulla capacità di saper cambiare prospettiva, anticipare gli eventi, essere reattivi e predittivi. Un passaggio culturale che peserà in particolare sulle pmi e sugli imprenditori in generale chiamati a ragionare in base a paradigmi nuovi e a impostare strategie innovative e investimenti di lungo periodo.

 

DATI EXPORT

Nel primo semestre del 2016 le esportazioni di merci siciliane hanno continuato a ridursi (-18,6%) di fronte a una sostanziale stabilità nella media nazionale e nel Mezzogiorno. Al netto dei prodotti petroliferi l’export regionale è tornato a contrarsi del 6,7 per cento, dopo l’aumento dell’11,4 per cento registrato nel 2015.

Al netto del petrolio (-26,9%) la dinamica negativa dell’export siciliano si è concentrata nelle vendite verso i mercati UE, diminuite del 16%. Le esportazioni verso i paesi extra UE, invece, sono aumentate del 12%. (E Sicindustria con EEN si sta muovendo proprio in questa direzione!)

 

 

 

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