Sei mesi esatti dalla morte di Peppe Lucifora ancora senza un colpevole. Di Salvatore Cannata

Sono passati sei mesi e, per la prima volta, un ‘giorno 10’ è di nuovo domenica. Non succedeva da Novembre. Da domenica 10 Novembre; il giorno in cui una mano assassina, ancora sconosciuta, tolse la vita in modo violento, efferato, a Peppe Lucifora. Da quel giorno, è piombato un velo su Modica. Perché tutta la città, quando pensa al 10 Novembre, vorrebbe sapere chi e perché si è macchiato di un delitto così atroce.
Perché quella mano assassina ha agito. E, soprattutto, di chi è quella mano assassina che ha picchiato, strozzato e tolto la vita ad una persona amata da molti, conosciuta da tutti. Peppe Lucifora, aveva 58 anni, faceva il monsù, il cuoco a domicilio. La domenica di Pasqua e la festa di San Giorgio, erano i momenti in cui diventava protagonista più di quanto non lo fosse ogni giorno della sua vita. Per se ma anche e soprattutto, per gli altri. E quest’anno, a Modica, il primo senza Peppe, non c’è stata Pasqua e non c’è stato San Giorgio. San Giorgio, quella chiesa; quei luoghi; la sua gente. L’habitat naturale di Peppe Lucifora.

Lui, come domicilio, viveva proprio di fronte San Giorgio, al quartiere Dente, in largo XI febbraio. E in quella casa, qualcuno è entrato, domenica 10 Novembre, lo ha picchiato e lo ha ucciso. Ma chi? I sospetti ci sono; qualcuno più di altri. Ma nessuno, ancora è colpevole. E il velo del mistero si è infittito. Troppo. Al punto che si dispera un po’ di trovare la chiave di volta. Ma nessun delitto è perfetto e, prima poi, chi è stato verrà fuori. Se ne conoscerà volto e nome. Lo si deva alla giustizia, lo si deve, anche alla Città. A chi lo ha conosciuto, ai suoi cari. Ma, soprattutto, lo si deve a Peppe; perchè è giusto che si conosca chi ha tolto a Modica un dei suoi figli più cari e prediletti. Un piccolo simbolo di una città che gli vuole bene.

Salvatore Cannata

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