SEGNALARE E RACCONTARE LE REALTA’ IMPRENDITORIALI POSITIVE DI QUESTA REGIONE CHIAMATA SICILIA

Un termine, secondo me, che la Sicilia dovrebbe cancellare dal proprio vocabolario.

Noi che l’avevamo lasciata, convinti e preoccupati per la sua  perenne e scandalosa arretratezza; Noi che la ritenevamo vittima di ingiustizie storiche; Noi che l’avevamo sempre considerata dilapidatrice delle sue opportunità, sprecando le risorse economiche di cui era ed è in possesso; Noi che viaggiavamo su quel treno denominato “freccia del sud” e lo riprendevamo per ritornare  “definitivamente a casa”;  noi  che  sederci su quel treno del ritorno era un lusso e già sentivamo l’odore del  mare e delle arance, ora siamo qua per sbracciarci e lavorare, per riconquistare il tempo perduto.

 La Sicilia è una regione dove si ritorna. L’isola più grande del Mediterraneo è ricca di risorse naturali, energetiche, culturali, letterarie, umane, inammissibile pensare che  annaspa in uno stato di perenne e scandalosa arretratezza. Voluta?

Appena quel lembo di terra si scorge dallo stretto di Messina, il cuore si allarga. Già da lì vedevamo la nostra terra, l’origine della nostra essenza. Il nostro è un amore che va oltre il limite. Vediamo ora una Sicilia che si vuole liberare dall’emigrazione, vuole, partendo dalle sue basi culturali, scrutare orizzonti internazionali. E’ una terra fatta di giovani che si impegnano nella solidarietà senza chiedere nulla in cambio, molte volte  basta un grazie.  

SICILIANI, “ sbrazzatevi” vale a dire “rimboccatevi” le maniche e non aspettate l’elemosina da nessuno! Mazzini  diceva: “Se dobbiamo fare l’Italia dobbiamo partire dalla Sicilia”. Forse è proprio vero, in questo momento di crisi economica; si perché non partire dalla Sicilia?

Riflettendo, mi viene in mente  il prof. Franco Della Peruta, professore presso  l’Università degli Studi di Milano, di formazione marxista, studioso delle correnti democratiche  e del movimento operaio del  ‘900, uno dei maggiori storici del Rinascimento, deceduto di recente.

Egli parlava della cultura come un grande dono da diffondere, perché il sapere accumulato per se stessi rimane sterile persino vuoto esercizio di vanità.

La Sicilia è stata da sempre culla di cultura perché, immersa nel Mediterranea, è stata balia di civiltà antiche  anche nell’Odissea ha un ruolo importante.  Ma quante ingiustizie storiche ha dovuto sopportare che gli hanno negato quel ruolo centrale nello sviluppo della vita culturale italiana? Mafia? siamo sicuri? o è solo un alibi perché i governati si possano  sottrarre  alle loro responsabilità?

In un momento in cui tutta un Italia  si trova in piena crisi, la Sicilia cerca di trovare nuove strade per un rilancio che abbia la natura di una rivoluzione culturale.

Sarebbe forse questo il momento o il caso di distaccarci da tutti, dal resto dell’Italia, che le grandi potenze dell’ottocento ne determinarono la riunificazione? La Sicilia ha tutto: agricoltura, turismo, benzina… La parola potenzialità dunque un termine che la Sicilia dovrebbe cancellare dal suo vocabolario.

La storia, come dice  La Peruta, ha da sempre investito la Sicilia, tanti sono gli eventi che l’hanno e la riguardano: lo sbarco dei mille tra il 5 e il 6 maggio 1860 con Garibaldi e i suoi volontari che raggiunsero Marsala dove posarono la prima pietra dello Stato italiano.

Il fenomeno del brigantaggio cui furono costretti ad aderire tanti cittadini siciliani prima e dopo la riunificazione, che sembra un grande episodio di lotta di classe. I famosi fatti di Bronte, che sono l’esempio della tensione sociale accumulata, a cui diedero vita i siciliani  stanchi delle imposizioni pesanti di governi lontani su di un popolo stremati dalla povertà.

La nascita tra il 1891 ed il 1893 del movimento dei Fasci, si trattò di uno sviluppo associativo organizzato in cui la direzione politica di un gruppo di intellettuali radical-socialisti si fuse con il movimento contadino che si ribellava ai gabelloti. 

L’arrivo degli alleati con l’operazione “ Husky” che vide protagonisti la popolazione siciliana al fianco degli alleati durante la seconda guerra mondiale. Sbarcarono tra Licata e Cassibile il 9 e il 10 luglio 1943.L’orrore di via d’Amelio, l’attentato compiuto il 19 luglio 1992, la strage costata la vita del giudice antimafia Paolo Borsellino e alla sua scorta che giunge due mesi dopo la strage di Capaci dove trovò la morte Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta.

Una sfida? Una regione diversa? Meno superba  ma  più orgogliosa.

Ci hanno illuso con il ponte sullo stretto di Messina, ma occorreva?  Sicuramente prima  occorrono strade e supporti logistici per rendere rapidamente raggiungibile ogni angolo dell’isola. Possiamo riassume in cinque punti i settori da valorizzare: turismo, beni culturali, agroalimentare, energia e infrastrutture.

In Sicilia ci sono eccellenze che non vengono valorizzate, un esempio è il paesaggio. Qui il clima  per otto mesi  ci regala un sole meraviglioso, il nostro territorio un fascino umano, culturale e naturalistico straordinario. Cos’è che ha impedito per lungo tempo di tradurre queste ricchezze in un economia sana?

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