SE SI E’ AQUILA SI VOLERA’ ALLORA PERCHE’ QUESTA PAURA

Ultimamente parole che sento sovente in bocca di tutti sono: precarietà, ho paura del futuro, sono precario … sono precaria … devo pensare a mio figlio … come farò! e via dicendo— Dal vocabolario Zanichelli apprendo che pre-cario deriva da prex preghiera, cario concessione quindi qualcosa viene concessa per preghiera, prima la preghiera e poi la grazia. Ma la costituzione italiana non recita all’art. l che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro??????????? Oggi il termine precario è sempre presente quando si parla di ambienti di lavoro.

Dal punto di vista giuridico il precariato è come il comodato, significa un qualcosa che il padrone ne può chiedere la restituzione in qualsiasi momento, quindi non c’è sicurezza ma incertezza, c’è la possibilità vera del ricatto.

Ma allora il precariato è la condizione di vita imposta da questo nuovo secolo che coinvolge la maggior parte dei suoi inquilini specie quelli più giovani, ai quali si chiede maggiore disponibilità al cambiamento, elasticità mentale, inventiva e creatività più di quanto non se ne siano richiesti alla generazione del dopoguerra, ma è anche possibilità di sfruttare i lavoratori tenendoli attaccati ad un filo. I cambiamenti avvenuti nel sociale negli ultimi decenni non piacciono neanche a me. Ma la vita è sempre stata carica di pensieri, problemi da risolvere, decisioni importanti da prendere senza sapere a priori quali sarà la scelta giusta.

La vita è un percorso ad ostacoli non è un autostrada scorrevole. Se si è aquila. Si volerà!. La vita è sempre precaria e in bilico tra tranquillità e rischiosità. E allora perché questa paura. Giovani, meno giovani inseriti nel mondo del lavoro sentono questa strana agitazione, la paura del futuro. La vita, comunque propone e impone spesso cambiamenti, svolte, adattamenti anche radicali, che possono spaventare e fare arrabbiare, ma non è detto che i cambiamenti siano sempre in peggio. D’altra parte gli scenari del sociale, economici e politici cambiano di continuo e richiedono capacità di adattamento.

I precari giovani o meno giovani, vengono pagati secondo le giornate, le ore di lavoro fatte o agli obiettivi raggiunti, gli stipendi dati loro molte volte sono molto bassi e allora bisogna cercare un altro lavoro molto spesso con conflitti d’interesse con il lavoro precario svolto, ma questo oggi sembra non interessare a nessuno.

Mi chiedo, questa legge sul precariato, con incertezze stipendi bassi, non può essere estesa ai politici? Sono precari anche loro? Equipariamo realmente i parlamentari ai precari, diamo loro gli stessi “privilegi” pensionistici dei precari, togliamo autisti, portaborse etc.. forse si incomincerebbe a fare politica sul serio. 

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