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“S’È ALZATO UN SIPARIO, UNA RAPPRESENTAZIONE DA QUALCHE PARTE È COMINCIATA.”
02 Gen 2014 18:18
Ho un legame antico col teatro Massimo di Cagliari, risale alla mia giovinezza quando, con la scuola, vidi la mia prima rappresentazione teatrale “Nel fondo” di Maksim Gor’Kij.
La vivida interpretazione, di vibrata intensità, la scenografia, i costumi, le luci, i meccanismi dell’ ambientazione mi colpirono profondamente ma, più di ogni cosa, agì in me la bellezza di una dimensione in cui, in un legame forte tra attori e pubblico, vibravano innumerevoli domande sull’uomo e sottili risonanze interiori.
Questa prima straordinaria esperienza è talmente viva che ho voluto in qualche modo trasmetterla ai numerosi alunni che, negli anni, hanno affollato e ora affollano la platea del teatro Massimo.
È un appuntamento, quello del nostro liceo, che da diversi anni si rinnova, alimentato dall’investimento intelligente della scuola sui giovani allievi che rappresentano il futuro del teatro.
È compito di una scuola sensibile avvicinare i giovani alla scena teatrale, per favorirne lo sviluppo della creatività e farne emergere le enormi potenzialità interiori.
Il contatto con la bellezza e l’arte incoraggia l’apertura verso i nuovi linguaggi, che offrono sia la scena contemporanea sia la tradizione dei maestri antichi in un “clima irripetibile di invenzioni simili a ritrovamenti”.
Ad osservarli, questi giovani, hanno nel fondo dei loro occhi l’incanto che fu di noi stessi e, se ascoltiamo le loro osservazioni, durante l’intervallo degli spettacoli, esse sono semplici, fresche di giovani curiosità, critiche e appassionate.
Claudia afferma che “ la vera essenza magica del teatro… dovrebbe coinvolgere tutti i giovani abbracciandoli in una cultura… piena di emozioni.”
Beatrice compara il teatro a “una casa… un ambiente che freme di emozioni in cui si cresce, si impara”, evidenziandone la funzione di nutrimento dello spirito.
Barbara ne percepisce la fascinazione e la frammentarietà, il suo dissolversi quando cala il sipario “è buio in sala, è buio nella nostra mente. Nel palco si accende una luce, l’attore recita, noi iniziamo a sognare. Immaginiamo di storie, e mondi, e personaggi… battute nostre. Finisce lo spettacolo, si spengono le luci, noi siamo senza parole.”
Marco si immedesima a tal punto con l’attore – personaggio che soffre “piange, ride, suda freddo.”, mentre si sorprende a riscoprire una parte di se stesso “un mio difetto nel cappellaio matto, un ricordo perduto nella gabbianella e il gatto, le mie passioni con PaGAGnini.”
E prima che lo spettacolo abbia inizio? Iulia, con rara sensibilità, dà voce all’attesa, all’inquietudine, allo stravolgimento fisico che altera il ritmo cardiaco, alle emozioni espresse o urlate ad alta voce dentro se stessi. “Tanti cuori ed anime che attendono occhi che aspettano di vedere… orecchie che aspettano di sentire… cuori che combattono per riprendere la regolarità del battere e anime che aspettano di vivere finalmente.”
Benedetta continua ad esplorare la dimensione sensoriale del teatro che coinvolge quattro dei suoi cinque sensi “a partire dalla vista… i gesti degli attori e i movimenti dei loro muscoli facciali e il loro sguardo… oh quanto dicevano i loro occhi!” fino ad assaporare il gusto “…il sapore del teatro: si rimane a gola asciutta quando tutta la durata dello spettacolo la si passa a bocca aperta per la troppa emozione.”
Ilaria si spinge dietro le quinte per annusare gli umori dello spettacolo “quanti mormorii, risate, intoppi!”
Camilla, con occhio giovane, coglie l’essenza del teatro che è quella di porre l’uomo al centro della sua ricerca quando sottolinea che esso ci permette di entrare in un mondo “aperto a ogni visione della vita, dove spazio e tempo si fondono… passa il tempo, ma resta sempre la democrazia di cui ci parlavano i grandi filosofi greci”.
E quando cala il velo del sipario? Marco percepisce “ancora poesia nell’aria e adrenalina nel corpo”. Ripensa allo spettacolo (e lo vuole portare con sé a casa) e si accorge che “sotto quella storia ricca e avvincente, si nasconde un significato ben più profondo che il regista ha voluto lasciarci da decifrare”.
È così che la mente comincia a volare come è suo sogno…
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