Scuole a Ragusa: 54 contagi tra i banchi, 22 classi in isolamento. Sindaco Cassì contesta gli altri sindaci che chiudono: “Sono provvedimenti illegali”

Il covid cammina anche tra i banchi di scuola a Ragusa: il numero di positivi, per lo più asintomatici, tra docenti e alunni delle scuole comunali è di 54 (pari allo 0,68% della popolazione scolastica), mentre sono 22 le classi in isolamento (pari al 6,67% del totale). Lo spiega il Comune di Ragusa in una nota con cui il sindaco Peppe Cassì ritiene che non ci sia attualmente un allarme anche se occorre far prudenza. Siamo lieti che il Comune abbia finalmente fornito questi dati. Li avevamo chiesti già da settimane ma ci avevano risposto, stranamente, che i dati riguardanti le loro scuole non li avevano in quanto interveniva direttamente l’Asp. Ma ora questi dati li hanno evidentemente ritrovati o raccolti. Cassì invita alla calma: “Senza minimizzare ma anzi rafforzando la necessità di ogni cautela e prudenza affinché queste percentuali diminuiscano, trovo opportuno che le famiglie abbiano consapevolezza dell’esatta consistenza del fenomeno: i dati confermano che le scuole rimangono tra i luoghi più sicuri.

Stante le testimonianze dei presidi, inoltre, in molti casi i contagi si sono verificati tra piccoli gruppi di 4 o 5 ragazzi abituati a frequentarsi anche dopo la scuola. Il problema spesso non sono le classi dove si rispettano le regole; il vero tema è comprendere cosa fanno e dove vanno dopo la scuola i ragazzi, che tutt’oggi continuano a ritrovarsi in piazzette o in casa, senza tener conto delle norme anti-contagio”.

Un problema, quello dei mini assembramenti in città, che già anche dall’opposizione è stato segnalato con la richiesta di aumentare i controlli proprio da parte del Comune di Ragusa tramite la Polizia Municipale cosa che, spiega adesso il sindaco, si farà. Ma intanto il primo cittadino, anche alla luce delle richieste giunte da più consiglieri comunali e da un comitato di cittadini per la chiusura, quantomeno temporanea, delle scuole di Ragusa, ribadisce non solo che non può farlo in quanto non di sua competenza ma che i sindaci che l’hanno fatto, anche nella nostra provincia, avrebbero commesso delle illegalità. Lo spiega in un’intervista tv.

“Auspico un chiarimento a livello ministeriale sul tema delle scuole. Siamo in zona arancione e non è prevista la chiusura delle scuole. Non c’è un potere del sindaco di chiudere le scuole – ha detto Cassì su Videoregione – Se qualcuno lo fa, mi risulta nei piccoli centri, lo fa a mio giudizio andando contro un provvedimento e contro una gerarchia di comando e di decisione che non può essere violata. Qualora la città di Ragusa, o la provincia o la Sicilia, diventeranno zona rossa e dunque si dovranno chiudere le scuole, allora ne prenderemo atto. Ma al momento quando c’è il contagio nelle scuole occorre seguire un protocollo a cui attenersi, come si sta facendo”.

E poi sui social un attacco politico al Partito Democratico e al Movimento 5 Stelle i cui referenti locali avevano chiesto appunto di chiudere le scuole. Cassì fa notare che questi due partiti chiedono a Ragusa di chiudere le scuole mentre a livello nazionale governano chiedendo ai sindaci di non prendere decisioni affrettate. Questo il testo del post social di Cassì: “Coronavirus, Giuseppe Conte: “No a iniziative improvvide da singoli enti locali ma un piano basato su rilevazioni scientifiche. Iniziative in contrasto con le norme nazionali, sono da considerarsi a tutti gli effetti illegittime. A Ragusa, invece, proprio M5S e Pd, sostenitori di Conte a livello nazionale, chiedono di “disobbedire” al governo, di prendere provvedimenti che sarebbero illegittimi, su tutti la chiusura delle scuole. E ciò pur in vigenza di norme che ne ribadiscono la apertura, ad eccezione delle superiori già da un paio di settimane in dad. Comprendo allora quando questa istanza arrivi da genitori giustamente preoccupati (in molti chiedono invero di mantenerle aperte), ma è inconcepibile che giunga, con un linguaggio a dir poco irresponsabile, da chi ha un ruolo pubblico, e addirittura da chi rappresenta i partiti di Governo.

Seguiamo costantemente la situazione e il confronto con le autorità sanitarie è continuo. Come in occasione del lockdown di primavera, continueremo ad agire con lucidità e fermezza, senza cedere all’isteria emotiva. Sarebbe facile per me dare ascolto a questo o a quello per cercare futile consenso, ma ho il dovere e la responsabilità di attenermi al rispetto delle regole a cui tutti siamo chiamati. Se ogni sindaco, come alcuni vorrebbero in questa fase di crescente isteria, decidesse autonomamente e arbitrariamente di dichiarare la propria città zona rossa, gialla o arancione, di aprire o chiudere le scuole, sarebbe il caos nel Paese”.

Il primo cittadino spiega infine che si faranno più controlli in città, che a breve saranno interdette nuove zone di aggregazione e suggerisce però alle famiglie di stare attenti ai propri figlio dopo l’orario scolastico. “Oggi interverremo su questo per ciò che ci compete, per i luoghi pubblici; ma è opportuno che anche le famiglie tengano alta la guardia. E’ infatti in contesti domestici che più spesso si sottovalutano i pericoli: invitare anche pochi compagni di scuola in casa, dove non si rispettano le stesse regole vigenti nelle classi, per studiare o giocare insieme al pomeriggio, può essere un grave fattore di rischio”.
Intanto a Ragusa sono nati due comitati di genitori, uno vuole la chiusura delle scuole e l’altro comitato si oppone a tale richiesta. A Donnalucata la “scuola più bella del mondo” , dove si facevano le lezioni all’aperto, ha dovuto chiudere per contagi covid

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