SCUOLA REALE: BANDO ALLA CREATIVITÀ

 

Qualche anno fa fui chiamato a un corso per futuri dirigenti scolastici al fine di esporre i principi della Cultura della Qualità secondo i modelli ISO 9000 ed EFQM con particolare riferimento ai concetti di “scuola buona” e “scuola di qualità” e di “assicurazione qualità“. Di seguito il testo che preparai per quell’incontro.

 

«…e se mi paia ch’egli non possegga virtù, ma solo dica di possederla,

io lo svergognerò dimostrandogli

che le cose di maggior pregio egli tiene a vile e tiene in pregio le cose vili.”

Platone nell’Apologia di Socrate

 

Scuola buona e scuola di qualità

 

Nel linguaggio comune spesso si associa il concetto di qualità al concetto di buono. Nella cultura della qualità non è così. Il giudizio di «bontà» attiene alle finalità adottate in relazione a valori culturali, etici ed estetici. Il giudizio di «qualità» attiene al raggiungimento dei requisiti, valutabili e misurabili, in cui sono state tradotte le finalità. Se una scuola afferma di perseguire finalità nobili, ma non ne specifica i requisiti e/o non si attrezza per raggiungerli e per valutarli, sarà una scuola «buona», ma non è una scuola di qualità. I modelli ISO 9000 ed EFQM forniscono preziosi suggerimenti scaturiti dall’esperienza di migliaia di operatori al fine di meglio attrezzarsi e organizzarsi per il raggiungimento delle finalità adottate e per il miglioramento delle prestazioni. La qualità è «neutra» e, con Machiavelli, ammonisce: «si badi che i mezzi siano adeguati ai fini prefissati». È cosa vana e stolta affermare di voler raggiungere Palermo da Ragusa in due ore attrezzandosi con una bici. È cosa vana e stolta affermare che si vogliono formare giovani maturi, creativi, dotati di spirito critico e quant’altro ancora se contemporaneamente non ci si attrezza e non ci si organizza, dandone evidenza e dimostrazione, perché ciò possa avvenire e perché ciò possa essere valutato.

 

Assicurazione qualità

 

Dalla valutazione dei mezzi adottati si può desumere l’autenticità dei fini dichiarati. Ciò è estremamente importante per le agenzie che forniscono servizi. I servizi, compreso quello dell’istruzione, hanno la peculiarità di esaurirsi nell’atto stesso in cui vengono erogati. Una volta erogati, quelli sono e non possono più essere modificati. Mentre un bullone difettoso può essere rilavorato e corretto, non ha senso ripetere una operazione chirurgica sbagliata sul paziente morto. I giovani che alla fine della scuola di base non hanno l’istruzione che loro stessi, le famiglie e la Società si aspettavano, non ce l’hanno e non si può tornare indietro col tempo. Si sono sprecati soldi, energie, opportunità e si sono frustrate speranze, aspettative, sogni…

È molto importante perciò che la scuola, come ogni altra organizzazione fornitrice di servizi, adotti un sistema di gestione che metta in atto, dandone dimostrazione ed evidenza, azioni organizzative in grado di raggiungere i risultati attesi e sperati. Si autoassicuri e assicuri, cioè, che possegga virtù e non solo dica di possederla.

Chiarisco il concetto con un esempio paradossale. Supponiamo che un genitore ritenga importante che, all’uscita della scuola di base, il proprio figliolo: a) sappia leggere e scrivere; b) rifugga dalla lettura di romanzi, saggi e libri in genere; c) abbia scarsissima creatività. Preoccupato della buona riuscita formativa del proprio figliolo chiede assicurazione al dirigente della scuola. Questo dirà che la scuola da lui diretta è quella giusta e per assicurarlo non pretende di essere creduto sulla parola, ma garantisce e documenta che:

1.     nel corso degli ultimi dieci anni il 100% degli alunni ha superato le prove di lettura e scrittura eseguite con le modalità previste dallo standard XY che, allo stato, è il più diffuso e accreditato;

2.     il lavoro a scuola viene effettuato esclusivamente sui libri di testo adottati che sono sufficientemente noiosi e incomprensibili;

3.     non si esercita alcuna censura nell’adozione dei libri di testo, in quanto si è verificato che quelli interessanti sono rari e poco adottati;

4.     comunque i libri di testo sono sottoposti all’esame di un campione di genitori con laurea in materia diversa, e il grado di noiosità e di incomprensibilità registrato, nel corso degli ultimi dieci anni, oscilla dal 71 al 78%;

5.     il disamore per lo studio, monitorato sia attraverso indicatori quali assenze, impreparazioni e atteggiamenti di svogliatezza sia attraverso sondaggi effettuati con appositi questionari, è curato costantemente e mantenuto a un livello tollerabile;

6.     non viene assolutamente consigliata né tanto meno stimolata la lettura di libri diversi da quelli adottati;

7.     si sovraccaricano gli alunni di compiti in modo da scongiurare eventuali tentazioni di curiosità verso libri presenti in casa;

8.     il tempo passato a scuola si esaurisce quasi totalmente nel racconto, da parte dell’insegnante, di quello che c’è sul testo adottato e nella ripetizione, da parte degli allievi, di quello che ricordano del racconto dell’insegnante e dello studio sul testo;

9.     la valutazione si basa preminentemente, se non proprio esclusivamente, sulla misura del rapporto tra quanto ripetuto e quanto esposto nel libro di testo;

10.  non viene esplicitamente repressa l’espressione di idee personali in quanto assolutamente sporadica, occasionale e marginale;

11.  eventuali idee esposte dagli alunni e provenienti da fonti diverse dai testi adottati vengono in vario modo ignorate e respinte e comunque mai valutate positivamente;

12.  nello svolgimento dei compiti gli alunni sono invitati ad attenersi esclusivamente alle consegne date e ogni idea personale e/o difforme viene segnata come bislacca e fuori tema;

13.  poiché nell’insegnamento il fattore umano è ponderante non si può avere la meccanica certezza che le azioni messe in atto siano sempre conformi a quanto progettato e programmato e, pertanto, ogni difformità viene registrata, raccolta ed esaminata onde risalirne alle cause e rimuoverle;

14.  gli alunni vengono seguiti per i dieci anni successivi all’uscita dalla scuola; si è registrato che il 92%: adempie in modo assolutamente burocratico i compiti assegnati dal capo ufficio; non ha mai avanzato osservazioni critiche; non ha mai letto alcun libro; rifugge regolarmente da trasmissioni televisive di impegno e da film d’autore; raramente segue i telegiornali.

A questo punto quel genitore, rassicurato, iscriverà fiducioso il proprio figlio a quella scuola per lui «buona» e di «qualità». Per altri non «buona», ma comunque di «qualità». Il paradosso e anche tragico sta nel fatto che quei quattordici punti sono la pratica della scuola reale!

Ragusa, 10 aprile 2014

                                                                              Ciccio Schembari

 

Articolo pubblicato sul n. 104/2014 “Casino” della rivista ondine www.operaincerta.it

 

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