Scuola e precariato, interviene Angelica: “La politica risolva il problema”

Giorni caldi sulla problematica scuola. Al sit-in di ieri di fronte al Provveditorato, hanno fatto seguito numerosi interventi politici, uno dei quali riporta la firma di Filippo Angelica, capogruppo di Ragusa Popolare-Udc al Consiglio Comunale di Ragusa. Il consigliere ha affidato ad una nota la sua piena solidarietà nei confronti dei precari, che a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, non covano alcuna certezza sul proprio futuro: “Non posso che esprimere dunque la mia solidarietà alle tante famiglie coinvolte.

Non dobbiamo dimenticare – aggiunge il consigliere – che le difficoltà del mondo della Scuola sono tante e tali da coinvolgere più livelli della società, dai ragazzi che frequentano le aule per apprendere, ai professori ed al personale interno agli istituti che garantiscono il funzionamento del sistema. Non è possibile immaginare classi con un eccessivo numero di studenti (in alcune si superano abbondantemente le 30 unità), o aule dove sono presenti diversamente abili senza che vengano affiancati degli insegnanti di sostegno. Ed è impensabile chiedere che i professori svolgano il lavoro del personale non docente, o che alcuni presidi siano dirigenti di plessi scolastici molto distanti tra loro, sia in termini di percorso formativo che geograficamente”.

Per cercare di avvicinarsi alla risoluzione del problema, è necessaria una concertazione tra le forze politiche:  “Ritengo che le forze politiche e sociali debbano appianare le divergenze di appartenenza – spiega ancora Angelica – accogliendo le proposte di tutti, che esse provengano dai partiti, dai sindacati, dai comitati o da semplici cittadini, purché siano valide e mirate alla soluzione di questi problemi.

E’ necessario che in questa vicenda si faccia fronte comune verso un Governo Nazionale che sempre più spesso si occupa di questioni di lana caprina, piuttosto che di difficoltà reali e tangibili che certamente non sono nate ieri, ma che sono maturate negli anni”. (Paolo Mandarà)

 

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