SCIOPERO CONTRO GLI ALTISSIMI PREZZI DELLA BENZINA NEI GIORNI 5 E 6 GENNAIO

Oggi, con una vetta arrivata ormai a 1.8 € per litro, detenendo il primato europeo come valore di prezzo più alto, nonostante la diminuzione del greggio, in Italia pagare il carburante o la benzina per il proprio mezzo di trasporto è diventato un vero e proprio lusso. 
Anche se è considerato, il carburante, come un bene “primario”; quindi potenzialmente disponibile e acquistabile per la maggior parte della popolazione nazionale. 
Questo triste primato è dovuto, oltre che per questioni strutturali e temporali riferite al particolare momento economico, anche grazie alle numerose accise che storicamente sono state incaricate al prezzo della benzina per far fronte ad emergenze che risultano essere, ancora oggi, oneri da adempiere. 
Dal 1935 al 2011, compresa l’ultima manovra Monti, sono ben 14 le accise che gli italiani pagano sul prezzo della benzina. Insostenibile. 
Il comportamento di sempre più cittadini, consumatori che preferiscono convertire il proprio mezzo al metano e che, addirittura, preferiscono utilizzare i mezzi pubblici anziché l’autovettura è sintomatico del fatto che: la benzina o il carburante ha smesso di essere un bene primario e, secondariamente ma non per importanza, che i limiti di sopportabilità e sostenibilità del fenomeno sono ormai più che sorpassati. 
A tal proposito l’appello di Francesco Tanasi – Segretario Nazionale CODACONS –  invita i siciliani a non fare benzina su tutto il territorio regionale nei giorni 5 e 6 gennaio. 
“Abbiamo deciso di proclamare uno sciopero per protestare contro i rincari abnormi dei carburanti registrati in queste ultime ore anche in Sicilia – spiega Tanasi – rincari che non tengono conto minimamente dei costi che il nostro territorio paga già come produttore di benzina in termini ambientali e di rischio per la salute dei cittadini”.
Questo è un concreto problema che colpisce anche i prezzi finali dei beni di conumo distribuiti su gomma, la maggior parte in Italia dato lo stato arretrato della linea ferrata sul territorio soprattutto al sud, con un rincaro di più 0,3% sul prezzo al consumo per prodotto.
Il problema ha responsabilità nelle scelte poliche che gestiscono male le necessità dimostrando una nulla creatività e una miope propspettiva d’insieme. 
Scioperare quindi. Un’appelo rivolto ai consumatori con l’obiettivo di dare un segnale forte al paese in questi duri tempi di crisi.
Tuttavia una giusta forma di protesta sarebbe quella di scegliere e organizzassi per sostituire sempre più l’autovettura con i mezzi pubblici; preferendo di risparmiare sia sul versante economico privato sia su aspetti ambientali di benessere pubblico per tutta la collettività. 
È in tempi di crisi che ci si riorganizza nel consumo facendo emergere nuove abitudini e nuovi comportamenti che, spesso, oltre che ridisegnare le esigenze di portafoglio forniscono maggiore beneficio su aspetti socio-ambientali collaterali ma ugualmente importanti come in questo caso. 
La tendenza non deve essere quella di adeguarsi ad un modello di consumo indotto e suggerito da grossi interessi internazionali che determinano, prima, come e cosa e quanto consumare; ma deve essere quella di attuare un comportamento di consumo intelligente, sostenibile e civile prima che critico. Dal’altra parte nella contemporanea società anamoderna non si può fare a meno di consumare per esistere. 

 

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