SCELTE CHE NON SI EQUIVALGONO

Non mi piacciono i commenti di tipo revisionista che da qualche anno ascoltiamo e leggiamo a proposito della ricorrenza del 25 Aprile

È certamente compito degli storici indagare su ogni episodio e su ogni personaggio per una ricostruzione quanto più completa e dettagliata del passato, e un periodo di guerra avrà senz’altro vari momenti d’ombra e di insensata violenza. Ma il senso forte  degli eventi  e dei protagonisti della Resistenza non può e non deve essere travisato nè sminuito.

In un Paese trascinato insensatamente da Mussolini nella terribile guerra di conquista voluta e programmata da Hitler, il fronte era e resta chiaro: da una parte hanno combattuto coloro che volevano la vittoria delle orrende dittature che insanguinavano l’Europa, soffocavano ogni pluralismo, sterminavano ad arbitrio coloro che ritenevano indegni di vivere. Dall’altra parte hanno combattuto da volontari uomini e donne animati da ideologie politiche diverse e anche fieramente contrapposte, ma accomunati dalla certezza che bisognava fermare il nazismo, che manifestava tutta la sua brutalità nell’occupazione militare di gran parte dell’Europa e anche dell’Italia dopo l’8 Settembre ’43, e quello straccio di fascismo di Salò, tenuto in piedi dall’alleato tedesco, ridotto a stato-fantoccio, ma capace, forse anche per la sua ormai intriseca debolezza, di incrudelire come mai prima.

Partigiani sono stati tanti, tantissimi militari, fra i quali tutti coloro che piutttosto che accettare di arruolarsi per Salò, hanno scelto di essere deportati nei lager in Germania; partigiani sono stati democristiani e comunisti, preti e anticlericali, liberali e socialisti, monarchici e repubblicani. Dopo venti anni di dittatura e quattro di guerra, non c’erano margini di ambiguità nè alibi.

Un’Italia e un’Europa libere e democratiche erano e restano ancora oggi gli ideali indiscutibili, non negoziabili, da difendere strenuamente.  La parola “patria” che suonava così sinistramente nei discorsi roboanti di Mussolini con il significato deteriore di nazione che deve primeggiare fra le altre con la sua forza militare e finanche con la sua pretesa di superiorità razziale, grazie alla Resistenza riacquista il suo nobile significato di comunità di popolo che vuole garantire all’uomo e al cittadino dignità e diritti, libertà e pace e che vuole creare con le altre nazioni rapporti di scambio e collaborazione. Ricordiamo che anche l’unità europea, che da sessanta anni garantisce la pace fra gli stati membri,  trova le sue radici in quel tragico contesto e il Manifesto di Ventotene continua a testimoniarlo

                                                   

 

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