Rosa Balistreri ha vissuto a Scicli. Una ricerca fa scoprire la presenza della “regina” della musica folk siciliana

Sulle tracce del vissuto di Rosa Balistreri a Scicli è andato Carmelo Trovato, studioso ed artista locale che sta riportando sulla scena, con un gruppo di appassionati, canti e musiche d’altri tempi. E’ lui ad avere messo assieme le tessere di un mosaico che colloca la presenza di Rosa Balistreri, colei che assieme ad Ignazio Buttitta ha fatto la storia della musica folk siciliana, nella cittadina barocca nel periodo che và dal 1955 al 1961. I registri degli uffici anagrafe del Comune parlano. 

La sua presenza a Scicli dopo essere nata a Licata nel 1927.

“E’ arrivata in città il 24 dicembre del 1955 ed è stata iscritta nei registri dell’anagrafe con la mansione di banconista – racconta Carmelo Trovato – nei sei anni che ha vissuto in città ha abitato prima in via Moncada e poi in via Pozzo Paradiso lavorando come banconista al Gambrinus e facendo poi altri lavori fra cui anche l’aiuto idraulico. Gli anziani la ricordavano con addosso la tipica tuta blu dell’operaio. E’ rimasta a Scicli fino al 24 aprile del 1961 per trasferirsi a Firenze dove ha conosciuto il pittore e poeta Manfredi Lombardi ed ha iniziato la conoscenza di altre persone di cultura. Al momento sto lavorando oltre che a storicizzare parte della sua biografia con questo passaggio a Scicli anche alla realizzazione di un recital di omaggio alle canzoni di Rosa, al suo essere donna di lotta e di impegno sociale. Anni fa ce n’è stato uno con gli attori Miko Magistro, Riccardo Maria Tarci e Carmela Buffa Galleo”. 

Nel capoluogo toscano la Balistreri è rimasta per 12 anni.

E’ il periodo in cui cominciò la sua ascesa musicale con quel suo timbro vocale forte e originale che le permise in seguito di interpretare le canzoni popolari siciliane con un tono decisamente drammatico. A Firenze, Manfredi Lombardi la presentò ad artisti come Mario De Micheli, Ignazio Buttitta e Dario Fo. Successivamente il trasferimento a Palermo, nel 1971, dopo essere stata lasciata da Manfredi per una modella. E’ nel capoluogo siciliano che cominciò a farsi conoscere. Nel 2017 Rai Storia, per la serie “Italiani”, ha prodotto e trasmesso il film-documentario “Rosa Balistreri – un film senza autore” di Marta La Licata, con la regia di Fedora Sasso, una monografia dedicata alla cantante con la pubblicazione di alcuni inediti e le testimonianze e l’omaggio di intellettuali che con lei collaborarono, fra i quali Andrea Camilleri, Leo Gullotta, Otello Profazio e Gianni Belfiore. Morì a 63 anni il 20 settembre del 1990, nell’ospedale palermitano Villa Sofia in seguito a un ictus cerebrale sopraggiunto durante una tournée in Calabria. Rosa Balistreri è sepolta nel cimitero di Trespiano, nell’hinterland di Firenze. 

Di lei, nata povera e divenuta famosa, si conoscono i canti di protesta tra morte, fame e miseria.

“Si pò fari pulitica e prutistare nà milli maneri, io cantu. Ma non sugnu nà  cantanti cò spaccu, io sugnu i natra manera, io sugnu una che canta e cunta, dicimu ca’ fazzu comizi cà chitarra. Duoppu cà muoru  si ricurdirannu di mia” – da Terra ca nun senti. Attivista con la chitarra: così si definiva Rosa Balistreri, con alle spalle una vita travagliata, e così viene ricordata. Non una cantante ma una “cuntastorie” che dava voce ai zolfatari, ai contadini, agli emigranti ed ai carcerati. Una donna ed un’artista che, con i suoi canti, è stata e rimane un’icona dell’isola di Sicilia la cui vita è stata più un dramma che un romanzo, come diceva Ignazio Buttitta.

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