Riuso tessile per combattere lo spreco. A Ragusa Ibla una tre  giorni al San Vincenzo Ferreri con T R @ ME. E’ la volta dei jeans

Lo spreco tessile ed il suo impatto ambientale. Arriva a Ragusa Ibla l’iniziativa, spalmata in tre giornate, il 6, 7 e 8 ottobre prossimi, in cui con l’installazione T R @ ME, ideata dalla stilista modicana Loredana Roccasalva, andranno in mostra i jeans di cui ci si dovrà disfarre. “E’ un percorso di sensibilizzazione verso lo spreco tessile e il suo impatto ambientale in cui credo ed a cui sto lavorando – spiega la Roccasalva – nella tre giorni installeremo all’interno dell’Auditorium San Vincenzo Ferreri a Ragusa Ibla i jeans di cui dovete disfarvi. Qualsiasi indumento in jeans va bene. Il capo va messo rigorosamente in un sacco di plastica trasparente. I jeans andranno in esposizione”.

Un’iniziativa curiosa, interessante ma comunque agli albori. La moda rappresenta un canale da non sottovalutare.


Secondo l’Agenzia europea dell’Ambiente (AEA), il comparto tessile occupa la quarta posizione tra i settori che utilizzano più materie prime e acqua a livello globale dopo l’industria alimentare, l’edilizia abitativa ed i trasporti. E c’è di più. Dalle prime stime solo l’1 per cento di tutti i prodotti tessili nel mondo viene riciclato in nuovi capi di abbigliamento. Numeri che riguardano l’Europa. Anche l’Italia non è messa bene. La frazione tessile viene attenzionata su libera iniziativa delle Amministrazioni comunali che recupera fra il 65 ed il 68 per cento dei materiali (fonte: Unicircular), di cui solo una parte si trasforma in nuovi prodotti.

La seconda vita degli abiti usati viaggia su su due binari.

C’è la raccolta differenziata della frazione tessile, identificata dai codici CER (Codice Europeo del Rifiuto) 20.01.10 e 20.01.11, e che prevede il ritiro negli appositi contenitori. In questo caso sono rifiuti tessili da abbigliamento usato che, in base al decreto legislativo 152/2006, dopo una fase di selezione possono finire nel canale del riuso, del riciclo o dello smaltimento. C’è anche la possibilità di dare una seconda vita agli indumenti usati anche tramite canali alternativi alla raccolta differenziata. Vedi l’art. 14 della legge 166 del 2016 che promuove il conferimento presso associazioni a scopo benefico che si occupano di distribuirli a chi ne ha bisogno, abiti che quindi non sono considerati un rifiuto, bensì come dono. Ma ci sono i primi passi nel campo della moda con il riuso di capi e la loro lavorazione dandogli una nuova vita. Oggi più che mai il jeans, uno dei capi prediletti da uomini, donne, anziani e giovani, è di grande attualità.

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