Riqualificare la fascia trasformata: le testimonianze, le soluzioni e le nuove buone prassi

Non hanno rappresentato una speranza ma la concreta dimostrazione e certezza che in una terra – che di recente è stata indicata come una potenziale nuova terra dei fuochi – il cambiamento è possibile e ci sono aziende virtuose che investendo nella sostenibilità prosperano e sono in grado di ridurre, o quasi azzerare, gli scarti di lavorazione nella  gestione del  processo produttivo e nel ciclo, virtuoso, dei rifiuti

Sono state le testimonianze  di Paola Gurrieri, Antonio Cassarino, Gaetano Nicosia, Lorenzo Cannella e Riccardo Gentile a dimostrarlo nel corso del focus organizzato dal progetto TFT – Trasformare la Fascia Trasformata, sostenuto da Fondazione con il Sud e che ha avuto come tema “Ambiente, salute e riqualificazione della fascia trasformata – Rischi e opportunità per le imprese agricole” che si è svolto a Ragusa.

il focus che è stato moderato da Vincenzo La Monica, coordinatore di Tft – Trasformare la fascia trasformata, progetto sostenuto da Fondazione con il Sud, capofila l’Associazione I tetti colorati Onlus, partner di progetto Cgil, L’Altro Diritto Onlus,  la Cooperativa sociale Proxima e la Caritas (partner esterno),è stato preceduto dai saluti istituzionalidi Domenico Leggio, direttore caritas, intervenuto a nome del vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa,e deisindaci di Ragusa, Peppe Cassì e Vittoria, Francesco Aiello.

La prima delle testimonianze che di fatto sintetizza la esigenza di collaborazione e di confronto per un orizzonte di crescita comune, è stata preceduta dall’analisi del contesto delle problematiche ambientali della “fascia trasformata” tracciato da Corrado Carrubba, avvocato cassazionista specializzato nella normativa ambientale, Massimo Zortea, docente dell’Università di Trento e esperto in sviluppo sostenibile, Alessia Gambuzza, agronomo e referente dell’area ambientale del progetto TFT, Giuseppe Scifo segretario provinciale Cgil e  Antonio Pirrè, Presidente di Confagricoltura Ragusa.

Un argomento divisivo, quello dell’ambiente, ha esplicitato Corrado Carrubba: “L’ambiente è diventato un modello economico generale e la gestione e la sostenibilità ambientale è un tema divisivo”, ha esordito, ma “le battaglie di retroguardia sono sbagliate per economia e comunità; le politiche ambientali piaccia o meno vanno in un’unica direzione. Per Carrubba, “la gestione ambientale deve essere intelligente, partecipata e condivisa nei processi di innovazione. Ma è fatta anche di leggi e norme che vanno rispettate – e questo è un territorio dove vengono commessi reati gravi dal punto di vista ambientale  –  ma vanno rispettate soprattutto perché presidiano la qualità ambientale, la salute delle persone e  di chi verrà dopo di noi”.

Alessia Gambuzza ha  posto l’accento  sul fatto “un suolo impiega fino a mille anni per rigenerarsi della fertilità persa per inquinamento o desertificazione”. Dopo avere esposto i dati di miglioramento della raccolta dei rifiuti solidi urbani nella provincia iblea, ha sottolineato le criticità invece dei rifiuti che provengono dall’agricoltura.

Per Massimo Zortea pur nella difficile condizione della fascia trasformata dove la “gente respira, mangia e vive in situazioni di vulnerabilità le soluzioni ci sono”. Nella non buona gestione dei rifiuti “spesso manca la consapevolezza dei danni che facciamo alla salute che è un tema talmente importante che da un anno e mezzo è diventato un tema universale.

L’evoluzione verso modelli di sviluppo ‘ESG’ (Environment Social Governance) è stato il tema trattato da Antonio Pirré; rispetto dell’ambiente, delle persone e un gruppo dirigente capace di dare sostenibilità finanziaria al progetto imprenditoriale. “Confagricoltura sostiene le aziende a tutti i livelli anche in un momento i cambiamenti sono richiesti in un tempo troppo ristretto”. Il presidente di Confagricoltura Ragusa ha fatto cenno al monitoraggio costante delle aziende grazie alla disponibilità di una tecnologia che permette di, appunto “monitorare l’azienda in tempo reale valutando consumo di acqua, individuando settori dove va integrata o ridotta irrigazione, che ottimizza i processi di fertirrigazione, che dispensa consigli agronomici continui con sensori anche per eventuali attacchi di patogeni e collegamento con macchinari 4.0 che si sono molto sviluppati in agricoltura grazie anche agli interventi del governo”.

Antonio Cassarino, presidente del distretto orticolo Sud est Sicilia ha raccontato l’inizio del suo cambiamento.

Rifiuto zero per il centro Seia; Gaetano Nicosia agronomo, ha progettato un sistema per Sis centro Seia, azienda che si occupa di produzione di piantine ortive da semenzale. “La ditta produceva 400 tonnellate l’anno di pet , le seminiere, polistiroli e altro. Nel riuso e recupero è stato  annullato la produzione di rifiuti”.  

Lorenzo Cannella presidente di Confagricoltura giovani Ragusa pensa al futuro e racconta come emerga dal gruppo la volontà di agire. Soluzioni. Chiede chiarezza nella classificazione dei rifiuti e nella prassi dello smaltimento adeguata e corretta e poi introduce un altro giovane del gruppo, Riccardo Gentile,che ha dedicato una parte della sua attività degli ultimi due anni, alla ricerca di una “soluzione pratica per smaltire fratta. Ho avviato una serie di tavoli tecnici e conosciuto macchinari che potrebbero essere usati anche qui.

Finita la parte delle testimonianze, Peppe Scifo ha posto l’accento sulla questione ‘salute’ trasversale sul tema dell’ambiente, un tema storico “che nasce assieme a questo sistema produttivo tipico di questo territorio e della fascia trasformata, la coltivazione in serra. E’del 1969 il prio convegno in cui Giovanni Berlinguer venne inviato a relazionare a Vittoria sui rischi per la salute connessi all’agricoltura in serra”, e lo Spresal che si occupa sì di rischio ma analizza anche alcuni indicatori, “riscontra dal Registro tumori incidenze evidenti di impatto sulle persone che hanno a che fare con il lavoro agricolo. No siamo all’anno zero ma si può e si deve fare molto di più”. E sulle fumarole che “appartengono al modus produttivo ci deve essere anche una presa di coscienza forte. In molte aziende ci sono cumuli di fratta accatastati. E pur non volendo bruciarli le aziende non hanno una soluzione”. Scifo sostiene vi sia un vuoto istituzionale.

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