RIFLETTENDO SULLA SITUAZIONE CARCERARIA…

Cari lettori, la cronaca vi ha fatto conoscere che esiste una realtà diversa da quella che molti immaginano nelle carceri …. Quando si dice :  hanno pure la televisione si pensa a delle strutture dove non esistono drammi umani e dove tutto sommato si sta meglio che fuori, visto che non ci si deve scervellare per pagare l’affitto, si “bighellona” e non si pensa al vitto. In realtà, noi detenuti viviamo in condizioni difficili perché il numero è superiore di ventiseimila unità rispetto ai posti realmente disponibili. Il sovraffollamento crea disagi non solo a noi reclusi, ma anche alle guardie penitenziarie, sotto organico, costretti a lavorare in condizioni stressanti in un ambiente pieno di tensioni. Se si scorrono i dati del ministero della giustizia, si nota che in un terzo dei detenuti è straniero, un altro terzo è composto da tossicodipendenti o ex tossicodipendenti. Il carcere diventa un luogo dove rinchiudere persone di cui dovrebbero occuparsi in realtà i servizi sociali o il sistema sanitario, che dovrebbero intervenire prima ancora dell’ingresso in carcere di senzatetto, drogati, sbandati, malati di Aids, attraverso progetti di recupero per tutti coloro che sono a rischio di devianza e con percorsi di reinserimento nella società.

Negli istituti penitenziari, secondo l’art. 20, devono essere favorite in ogni modo la destinazione dei detenuti e degli internati al lavoro. In realtà noi detenuti visto il nostro elevato numero lavoriamo a turno. Non tutti sanno che scontata una parte della parte della pena possono chiedere di essere ammessi a lavori esterni o frequentare corsi di formazione professionale e non ne fanno richiesta; altri incentivi per inserire i detenuti nel mondo del lavoro non bastano a far crollare le diffidenze nei nostri confronti. Molti tornano a delinquere non avendo alternativa. Il senso di abbandono, l’incapacità di reagire al disagio pscicologico e psicofisico fa aumentare gli atti di autolesionismo e suicidi.

Il malessere dei carcerati non interessa, l’importante è che i colpevoli vengano puniti. Sapere chiusi in un luogo tutti i “cattivi” rassicura solo coloro che non l’hanno mai visto, ma non serve a ricondurre quegli uomini e quelle donne alla consapevolezza di se stessi e di quante cose possono fare per contribuire al benessere dei propri simili. La nostra vita viene persa e voi tutti perdete una grande opportunità di stare a fianco dei più deboli, di imparare a non giudicare, di amare il vostro nemico e di vedere nel volto di un detenuto il volto di chi soffre.

 

S. Celesti

 

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