RIFLESSIONI DI UN RECLUSO

Scrivere su questo giornalino ha, per me , lo scopo di comunicare con persone che non conoscono la realtà carceraria, con la speranza che mettendone in luce le contraddizioni. Qualcosa cambi.

Ho scritto vari articoli ripercorrendo il mio passato, mi sono messo in discussione con lo scopo di analizzare, con i lettori, le debolezze, le incapacità, le cause le colpe che mi hanno portato a delinquere con la conseguenza di passare alcuni anni della mia vita in questo posto. Mi è bastato, però, leggere i giornali e ascoltare dalla televisione l’opinione della gente per capire che, al di fuori di queste quattro mura, alla maggioranza delle persone non interessa sapere cosa pensa o dica un detenuto. Se , poi riferisce di ingiustizie perpetrate dalla legge, l’audience, è zero perché nessuno gli crede. Sono arrivato a questa conclusione perché quando si parla di carcere, l’immaginario collettivo considera che, tra i detenuti ci siano unicamente assassini, mafiosi e quanto di peggio esista nel genere umano e cosi , periodicamente, riecheggia la frase: “ci vorrebbe la pena di morte”.

È SUFFICIENTE IL CARCERE PER DEBELLARE LA CRIMINALITA’?

Mi chiedo se l’opinione pubblica è veramente convinta che sia sufficiente imprigionare delle persone per qualsiasi tipo di reato commesso, dal più piccolo al più grave, per debellare la criminalità . Bisogna pur ammettere che non si nasce criminali e, quindi, varrebbe la pena di ricercare le cause che portano a delinquere. Non è mia intenzione ora, discutere del caso singolo, vorrei tuttavia, esprimere il mio parere, anche se capisco possa apparire condizionato dal mio attuale stato di detenzione.

DISPARITA’ SOCIALI, CONSUMISMO, ARRIVISMO

Credo che le cause principali vadano ricercate nelle disparità sociali e nei modelli di vita che ci vengono imposti; il nostro è un mondo sempre più dedito al consumismo e all’ arrivismo. Penso che sia questo modello societario a spingere sempre più gente al raggiungimento di traguardi effimeri e ad aleatorie ambizioni, senza preoccuparsi dei danni che procurano agli altri per il conseguimento.

LE CATEGORIE PIU’ DEBOLI

Si aggiunge a tutto ciò l’emarginazione delle categorie più deboli. Essi sperano in un riscatto sociale attraverso il possesso di ciò che l’opinione corrente valuta come indici di benessere: auto, telefonino, computer se quant’altro viene considerato per vivere. Il desiderio di possedere, unitamente all’emarginazione, può portare a reazioni violente, oppure, ad un ulteriore allontanamento dell’individuo dalla società attraverso le droghe. Sappiamo anche, però, che la necessità di procurarsi la dose può condurre ad atti inconsulti.

QUALI SOLUZIONI?

Non so se esistono soluzioni per debellare la delinquenza all’origine, forse bisognerebbe cambiare l’intera società; penso però che se si desse una giusta collocazione alle varie tipologie di reato, forse le carceri sarebbero meno piene e si rivaluterebbero quei centri preposti al reintegro dell’individuo. Non credo che ci si droghi perché c’è uno spacciatore che offre stupefacenti; penso che egli si limiti a soddisfare un’elementare legge economica della domanda e dell’offerta.

LA SOCIETA’ E’ UN CONCETTO ASTRATTO

Devo ammettere di non credere più alla frase imparata a scuola che dice che la società è formata dai cittadini, penso che ormai essa sia qualcosa di astratto, dominata dagli interessi economici e gestita da un manipolo di persone. Dico ciò perché mi sembra contraddittorio credere che il carcere serva a rieducare. Chi è recluso, infatti, terminata la pena, esce e ritrova i precedenti disagi amplificati dal tempo trascorso. Sicuramente, in queste righe, non ho scritto niente di nuovo… voi che leggete, perché invece di lamentarvi e di temere per ciò che vi circonda, non collaborate in modo tangibile a cambiare le cose?

Fabio Corifeo

Per nulla offesi che tu chiami “Ragusa Oggi” un giornalino (a livello locale 180 volte più grandi di un giornale stampato) siamo onorati che tu possa scrivere per noi e per le migliaia di lettori che apprezzano moltissimo le tue “lettere dal carcere”. Questo è stato possibile per il lavoro delicato svolto dalla nostra coordinatrice della rubrica, dal direttore della Casa Circondariale e da tutti i nostri collaboratori giornalistici e tecnici.

Con ciò vogliamo dirti con il cuore di andare avanti Fabio e ritorna da noi come un aspirante giornalista quando potrai entrare ed uscire dalla redazione come un uomo che ha estinto il debito  con la società ma che ti è servito a diventare un uomo, un vero uomo. Ti aspettiamo  Fabio

 

Franco Portelli dir. resp.  di Ragusa Oggi

 

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