RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE E PROTESTA CIVILE

Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno con il quale si invita il Presidente della Repubblica a non controfirmare il decreto legislativo che ha deciso la soppressione del Tribunale di Modica, al Ministro di Giustizia a verificare con urgenza le dinamiche economico finanziare che si dovrebbero attuare in ogni singolo Circondario Giudiziario soppresso per garantire l’amministrazione corretta, funzionale ed efficiente del nuovo costituendo assetto territoriale, invita il Governo a ritirare il Decreto legislativo ed evitare autoritative scelte operate senza il preventivo confronto popolare e prive di consenso; invita il Presidente della Repubblica ed il Governo a fugare le oscure ombre di deriva del sistema democratico e di pericolo della libertà dei cittadini, in considerazione della logica, contraria a precisi principi costituzionali, di concentrazionismo di delicati e strategici uffici pubblici, che è l’anticamera del totalitarismo; da mandato al Sindaco di attivarsi per ricorrere avanti la Corte Costituzionale per la dichiarazione di illegittimità costituzionale del decreto legislativo.

Presenti 17 consiglieri il presidente del consiglio comunica al civico consesso una lettera del vice presidente del consiglio comunale di Comiso Pippo Di Giacomo inviata al prefetto, al commissario straordinario della provincia regionale di Ragusa, ai sindaci, agli assessori e ai consiglieri comunali dei comuni della provincia di Ragusa con la quale si informa che le squadre di calcio di ragusa e Comiso scenderanno in campo a Comiso, giovedì 23 agosto alle 17.30, per una partita amichevole all’insegna del messaggio “Giochiamo per lo sviluppo del territorio ibleo e siciliano. Apriamo l’aeroporto di Comiso”.

Poi viene consegnata ai consiglieri copia di un documento avente ad oggetto la soppressione del Tribunale di Modica invita il Presidente della Repubblica a non controfirmare il decreto legislativo e al governo di ritirare il decreto legislativo. Il Presidente del consiglio comunale Scarso ritiene che sia necessario formulare proposte per concretizzare una inversione di tendenza rispetto a quanto accaduto. Legge una sua nota non nella qualità di Presidente ma di consigliere comunale.

Dopo l’unità d’Italia il tribunale di Modica fu soppresso ma nel 1872 fu ripristinato atteso che fu commesso allora un errore. Oggi il metodo che si sta facendo avanti è quello della riduzione delle provincie ( ne rimarranno solo due in Sicilia nelle previsioni).

Il presidente del consiglio in un documento valuta, nella qualità di consigliere comunale, che si è consumato a Roma l’ennesimo atto di ignavia politica e di spoliazione  istituzionale a danno della Nostra Città di Modica: è stato soppresso il Tribunale di Modica.

Oggi discutere di responsabilità sarebbe del tutto inutile e non conducente alla tutela degli interessi istituzionali della Città.                 Che varrebbe, invero, discutere e denunciare i comportamenti:di chi poteva e doveva intervenire in sede propria e non lo ha fatto;di chi, politicamente accreditato, non ha difeso la nuova e costosa realtà strutturale giudiziaria di Modica, mentre altre realtà civiche di identica valenza argomentativa hanno trovato difesa; di chi, referenti in sede cittadina e provinciale, dei partiti nazionali non hanno ritenuto di impegnarli a difesa del sacrosanto diritti della Nostra Città e dell’intero circondario giudiziario per conservare il presidio di legalità e di giustizia che è quanto dire il segno più evidente e più protettivo della civiltà del territorio; di chi, in particolare, se avesse sentito il naturale senso di natalità, ha ritenuto di difendere altra sopprime da struttura ma nulla ha fatto per quella di Modica; di chi pur trovando parole e tempo per altri impegni di trincea a difesa della istituzione Provincia, non ha trovato né parole né tempo per difendere la istituzione del Tribunale della Nostra Città.      Ora Modica si trova sul ciglio del baratro civile.                Ma quello che allarma e fa riflettere maggiormente è il clima di disarmo e di rassegnazione in cui vive la Città. Quella che si presenta oggi è una Città esangue, priva di idee, di iniziativa, indolente. Si è chiesto cosa fare e ripetutamente mi sono dato la stessa risposta: è necessario mettere in atto una azione di discontinuità con il passato, con i metodi del passato, con il senso di fatalismo, con l’isterismo di una storia della Città che non giustifica più la umiliante realtà presente.

E’ nostro dovere difendere il nostro Tribunale, la nostra Istituzione di giustizia, la Istituzione che ha assicurato il vantaggio di civiltà alla Nostra Città ?

Se si, domandiamoci ancora: quale responsabilità vogliamo assumerci? Quella dell’ulteriore protesta inascoltata e sterile ?  O quella di una azione forte che lasci il segno e che faccia riflettere i destinatari e li faccia desistere o quantomeno li porti a rispettare, loro per primi, proprio la legge che pretendono di applicare ?

Invero mi sono accorto che l’aspetto economico-finanziario è il motivo, non la causa di tali nuovi assetti. Ed entra in discussione lo stesso sistema democratico e la stessa libertà dei cittadini: il tutto in spregio dei principi della Carta Costituzionale.

I due campi istituzionali oggetti di soppressione delle strutture in questione sono quello dei Tribunali cosiddetti minori e quello delle Province.

I provvedimenti di soppressione sono stati emanati nel periodo di massima disattenzione della pubblica opinione alle vicende pubbliche, peraltro oramai tema riservato agli opinionisti mass-mediali e agli esperti economico-finanziari (non si parla di altro), per non dovere affrontare a caldo le contestazioni legittime, dai risvolti d’ordine pubblico non prevedibili, delle Comunità interessate.

I due provvedimenti sono legati dalla stessa logica: accentramento di uffici pubblici, che vuole anche dire accentramento di poteri e correlativa costituzione di poteri accentrati forti.

Immaginate un po’: la soppressione dei Tribunali minori significa anche soppressione di tutti gli altri uffici e strutture pubbliche ad essi collegati (per tutti indichiamo esemplarmente gli Uffici delle Entrate) e la loro confluenza in altri accentratori uffici. La soppressione o accorpamento che dir si voglia delle Province significa altrettanto.

Allora l’ azione di discontinuità dovrà tenere in conto della vitale importanza della posta reale in gioco.

Innanzitutto con una denuncia doverosa e responsabile del pericolo che sta correndo la nostra democrazia e la nostra libertà di cittadini, prendendo fermamente la difesa dei principi offesi della Carta Costituzionale e richiamando il Presidente della Repubblica, il Governo e la Magistratura al massimo rispetto, ognuno nel proprio ordine, di tali principi, primo fra tutti il decentramento amministrativo degli uffici pubblici, che è in aperta rotta di collisione con le riforme di soppressione di cui si discute. Ogni riforma, ancorché dettata da contingenti emergenze, non può non avere come necessario e doveroso riferimento i principi costituzionali.

Questo Governo va avanti  a forza di “voto di fiducia” da parte del Parlamento, che è diventato oramai una costante del sistema di approvazione dei suoi provvedimenti.

La Magistratura deve ritrovare la “Retta Via”. Fuori dagli equivoci: parlo della dimensione politica della Magistratura e non intendo fare alcuna valutazione su aspetti giudiziari, i quali trovano in sede propria i necessari momenti di discussione e di riflessione.

La pseudo riforma delle circoscrizioni giudiziarie è stata voluta esclusivamente dalla ANM. Essa la imposta al CSM e al Parlamento in un provvedimento, che è bene ricordarlo, prima di essere esitato è stato depurato delle norme sulla responsabilità civile dei magistrati.

Quando la giustizia, la sanità, e l’istruzione di un popolo decadono, come oggi sono decaduti, a beni o servizi di consumo, nient’altro resta da fare che il funerale alla civiltà dell’uomo.

In definitiva la lotta per conservare il Tribunale della Nostra Città è la lotta stessa per difendere e conservare la democrazia e la libertà dei cittadini dall’aggressione della barbarie totalitaria e concentrazionaria del sistema economico-finanziario che vede alleati, per mero interesse di casta, i sacerdoti farisei del sistema giustizia stesso. Cosa fare. Modica deve ritrovare se stessa. Noi, Consiglieri Comunali, abbiamo il dovere di mobilitarci e di mobilitare la Città e dobbiamo essere ponti a qualsiasi sacrificio quale che sia il prezzo anche personale da pagare. E’ chiaro che un prezzo va pagato ma nessun prezzo, a mio parere, è abbastanza per difendere la istituzione di civiltà della Nostra Città.

Il capogruppo di NP Nino Cerruto ritiene che non è questo il tempo di stabilire le responsabilità ma va rilevato l’atteggiamento del nostro e unico parlamentare Nino Minardo che non è riuscito rispetto ad altri a condizionare le scelte del governo. Il provvedimento assunto non va nella direzione di un risparmio, tutt’altro . La sua proposta è quella di coinvolgere la corte dei conti su quanto sta accadendo atteso che la provincia di ragusa è soppressa e non si comprende perché dovrebbe privilegiarsi la Città capoluogo.

Poi si dovrebbe chiedere un incontro con il Presidente della Repubblica di convocare un consiglio comunale a Roma davanti al Quirinale o Palazzo Chigi facendo diventare la questione una questione nazionale.

Giorgio Zaccaria capogruppo del PD ritiene che il problema non riguarda solo questa provincia ma tutto il territorio nazionale. Con questa chiusura del tribunale si allontana il servizio giustizia dai cittadini. Sarebbe adeguata un’azione di concerto con i tribunali minori e evidenzia che nella legge delega si rilevano eccezioni di costituzionalità e quindi bisognerebbe fare ricorso alla Corte Costituzionale e quindi l’ente si potrebbe fare promotore di questa azione giudiziaria.

Il capogruppo dell’Mpa Silvio Iabichella si dichiara d’accordo con le iniziative che sono state proposte. L’obiettivo è quello di determinare un forte movimento di opinione; il consiglio ha prodotto una serie di prese di posizione rimaste senza interlocuzione anche rispetto a parti politiche che avrebbero dovuto agire. Si chiude un tribunale la cui struttura è costata soldi all’erario ne sembra giusto e corretto che per cinque anni si dovrebbe mantenere una struttura a favore del Ministero.

Il Sindaco Buscema ritiene che bisogna partire dal documento per il quale si dovrebbe continuare l’interlocuzione con il Ministero per avere una sede di tribunale Modica/Ragusa e quindi doppia sede atteso che la struttura modicana è all’avanguardia. Bisogna accompagnare la protesta civile, utile a tenere alta l’attenzione della pubblica opinione, con un’azione giudiziaria con cui si contesta l’applicazione del decreto legislativo in quanto alcuni criteri non sono stati adeguatamente rispettati rispetto alla scelta assunta dal governo. Bisogna allora incalzare il Ministero su queste posizioni.

Il capogruppo di Sel Vito D’Antona ritiene che nessuna iniziativa deve essere sottaciuta, si sta verificando un stillicidio di strutture e infrastrutture. La chiusura del tribunale determinerà contraccolpi rispetto alla smobilitazione di uffici statali legati al presidio giudiziario.

Il consiglio comunale ha sempre difeso l’esistenza del tribunale; c’è una responsabilità di chi ha avuti i voti del territorio e non ha difeso cioè che doveva difendere nel mentre altri territori hanno un maggiore peso politico e sono riusciti a tutelare l’esistenza dei tribunali. Uesto non è und ato politico ma bensì oggettivo.

Le forze politiche e sindacali non hanno pienamente capito, compresi anche i cittadini, che l’assenza del tribunale non è secondaria anche rispetto a questioni di carattere economico.

Condivide la proposta di ordine del giorno e ritiene che la soppressione del tribunale di Modica non determinerà risparmi: Ragusa non è in condizione di poter gestire un’area così vasta dal punto di vista giurisdizionale. Propone una riunione che possa coinvolgere i partiti e i sindacati e quindi allargare la base del movimento di opinione che si vuole creare.

Il capogruppo di territorio Paolo Nigro condivide le posizioni di D’Antona. Ricorda che sono state fatte delle iniziative da parte dell’amministrazione e del consiglio comunale, trasferte a Roma e quindi la sensibilizzazione della Città c’è stata. La condivisione della questione tra le parti sociali può oggi determinare qualcosa di concreto ? Ormai il dado è tratto. Si sta conducendo una battaglia di retroguardia utile a salvare il salvabile. Prima di questo consiglio comunale sarebbe stato necessario coinvolgere le parti sociali. Il rischio che l’ordine del giorno diventi nelle sedi destinatarie carta straccia. Oggi si registra l’assenza dei partiti che sostengono il governo Monti e la provincia è del tutto commissariata. Una sorta di colonizzazione del territorio più a sud d’Italia.

La classe politica di questa provincia ha paura perché sa di avere fallito. Si chiede se l’ordine del giorno presentato in consiglio potrà modificare la decisione del governo ?

Se un parlamentare modicano d’origine come la senatrice Anna Finocchiaro è riuscita a salvare il Tribunale di Caltagirone vuole allora che la politica ha ancora un peso.

Bisogna attaccare il sistema politico che c’è a Roma dicendo che non hanno saputo fare un decreto equitativo. Necessario che il documento giunga subito alla Presidenza della Repubblica per illustrare le ragioni del civico consesso. Non abbandonare la strada del ricorso davanti alla Corte Costituzionale e sollecitare tutte le forze che hanno a che fare con il presidio giudiziario per determinare un forte movimento d’opinione.

Il capogruppo dei Popolari Salvatore Cannata si dichiara d’accordo con l’ordine del giorno ma denuncia l’inerzia da chi ci rappresenta ma ormai si tratta di una classe politica delegittimata dal popolo. Ha dato delega ad un governo tecnico e garantirsi una presenza sino alla fine della legislatura. Valuta che l’amministrazione doveva prendere l’iniziativa per coordinare un’azione con tutte le forze interessate al problema rispetto ad un’iniziativa forte. Bisogna individuare le azioni fattibili e sostenibili. Non crede in consigli comunali da tenersi a Roma in quanto si registra un discredito delle istituzioni locali. Il sindaco deve assumere tutte le iniziative comprese, in sinergia con altre istituzioni interessate, quelle giuridiche per salvaguardare il Tribunale di Modica.

Il capogruppo di NP Nino Cerruto riflette che le motivazioni della salvaguardia del Tribunale di Modica sono nel decreto in quanto la sua applicazione non riflette i criteri stabiliti. Basta verificare la situazione strutturale del Tribunale di Ragusa che non è in condizione di inglobare quello di Modica.

Secondo Silvio Iabichella ritiene che attorno alle valide motivazioni bisogna determinare un forte movimento di opinione che va dai partiti politici, ai parlamentari e alle forze sociali.

Il capogruppo dell’Udc Concetto Puccia ha proposta che nella delibera dell’ordine del giorno vengano inseriti i nomi dei consiglieri e dei gruppi che votano il punto posto all’ordine del giorno.

L’ ordine del giorno viene approvato all’unanimità.

 

 

 

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