Riaprire la Scuola della Pace “Saro Digrandi”. E’ la proposta del giornalista Davide Bocchieri lanciata alla presentazione del suo libro.

 

Riaprire la Scuola della Pace ideata da Saro Digrandi e a lui dedicata. E’ la proposta lanciata dal giornalista Davide Bocchieri sabato pomeriggio all’aula consiliare del Comune di Ragusa per la presentazione del suo libro “Centododici. Fiori, sorrisi e politica contro i missili Cruise a Comiso” edito da Pressh24, il libro parla della militarizzazione dell’aeroporto di Comiso trasformata in base Nato e delle tante battaglie pacifiste. 

Aula consiliare di Palazzo dell’Aquila gremita, con tanta gente che ha seguito l’evento anche nella sala antistante dov’era stato installato uno schermo, per la presentazione del libro di Bocchieri che ha un’ampia prefazione di Raniero La Valle. L’evento era inserito nell’ambito della manifestazione ‘A Tutto Volume’ nella sezione ‘Extravolume’. Presenti il presidente del consiglio comunale, Antonio Tringali, che ha gentilmente concesso l’utilizzo dell’aula consiliare, l’assessore Stefano Martorana e alcuni consiglieri comunali. Particolarmente gradita l’affettuosa presenza del vescovo emerito della diocesi di Ragusa, monsignor Paolo Urso. Il libro è dedicato al vescovo Urso e a Saro Digrandi, scomparso diversi anni fa: fu animatore delle lotte a Comiso, docente appassionato e competente, amministratore capace e lungimirante. Come ha ricordato l’autore del libro all’inizio della conversazione con il giornalista Salvatore Cannata, a Digrandi è intitolata la ‘Scuola della Pace’ che, tuttavia, da diversi anni è stata ‘dimenticata’. In poco più di un’ora, sono stati trattati alcuni dei temi sui quali l’autore ha scritto facendo ricorso a centinaia di documenti: quotidiani, periodici, appunti dattiloscritti, libri. Particolarmente preziosa la documentazione del processo alle dodici pacifiste arrestate per essersi sdraiate dinanzi ai cancelli dell’aeroporto di Comiso per impedire il passaggio di mezzi militari. Si tratta di documenti inediti che vengono riportati pressoché integralmente a testimonianza della grande tensione etica che animò quelle proteste. Ciò che manca, invece, è la documentazione dell’archivio dell’allora vescovo di Ragusa, monsignor Angelo Rizzo. A differenza di quanto avviene per indiscussa prassi in ogni diocesi, alla fine del mandato, monsignor Rizzo non lasciò all’Archivio alcun documento, che pur non apparteneva a lui, ma era legato al suo ruolo di vescovo. Una mancanza che, com’è stato sottolineato nel corso della conversazione e all’interno del libro, rende tra l’altro difficile comprendere se l’atteggiamento di totale chiusura dell’allora vescovo di Ragusa nei confronti dei pacifisti fosse in qualche modo ‘rafforzato’ anche da input provenienti dalla Santa Sede sulla gestione della ‘questione Comiso’.

“Rimane il fatto – spiega l’autore – che monsignor Rizzo mostrò, in maniera decisa, una chiusura senza remore nei confronti dei pacifisti e in particolar modo dei cristiani per la pace che a Comiso offrirono la loro testimonianza e il loro impegno in favore della pace insieme a tutte le altre componenti del movimento di resistenza contro i Cruise”.

Una posizione di intransigente chiusura ad ogni richiesta anche di un dibattito in seno al presbiterio e alla diocesi sul tema dei missili che portò a profonde spaccature. Momento culminante di quelle ‘tensioni’ fu la benedizione della prima pietra della chiesa all’interno della base. Sulle polemiche seguite a quella cerimonia, il libro offre numerosi documenti e qualche interpretazione, così come ricostruisce l’impegno dei cristiani per la pace che organizzarono veglie e Via Crucis, nonostante a Comiso fosse stato negato loro anche l’uso delle chiese per la preghiera. Su Rizzo l’autore scrive: “Solidamente inquadrato nel solco del collateralismo e dell’anticomunismo, il vescovo Angelo Rizzo pose una linea di demarcazione invalicabile tra la ‘sua’ Chiesa e i manifestanti. Benedisse la ‘pietra dello scandalo’ all’interno della base, provocando una profonda spaccatura nella Chiesa iblea: una ferita ‘sanata’ solo diversi anni dopo dai gesti del suo successore, monsignor Paolo Urso”.

Il riferimento è alla marcia nazionale della Pace che nel 2004 partì proprio dall’aeroporto di Comiso su precisa richiesta del vescovo Urso. “Fu proprio un sanare una ferita, e questo lo avvertirono chiaramente i tanti cristiani per la pace che anni prima rimasero orfani del conforto dei vertici della Chiesa ragusana e siciliana, che semplicemente ignorò la questione dei missili a Comiso. Furono anni di profonda lacerazione, come dimostrano alcune storie personali riportate nel libro”. Il volume ricostruisce quanto avvenne dalla fine del 1979, quando s’iniziò a materializzare lo ‘spettro’ di nuovi missili nucleari, fino al dicembre del 1987, con l’annuncio del progressivo e bilaterale disarmo atomico. In quegli anni l’Europa fu attraversata dalla protesta di milioni di uomini e donne scesi in piazza per chiedere la pace. A Comiso, dove furono installati 112 missili Cruise a partire dal mese di marzo del 1984, decine di migliaia di manifestanti da tutto il mondo confluirono per un’appassionata resistenza contro le nuove armi atomiche.

Centododici. Fiori, sorrisi e politica contro i missili Cruise a Comiso” ha guardato a quel vasto e complesso movimento, con un focus sulla componente cattolica che attivamente diede il proprio contributo in termini di presenze e di elaborazione di pensiero. L’iniziale analisi del contesto geo-politico, con il dibattito in Parlamento che vide la Democrazia Cristiana decisamente schierata a favore dei missili e il Partito Comunista ‘tiepido’ nelle lotte contro i Cruise, lascia spazio al racconto di ciò che avvenne in tutto il Paese, e a Comiso in modo particolare, con manifestazioni represse anche con estrema durezza da parte della Polizia. La posizione degli intellettuali siciliani (da Bufalino a Sciascia), l’impegno degli artisti, le repressioni della Polizia. E soprattutto l’impegno dei cristiani per la pace, che dovettero muoversi all’interno di un contesto, quello ecclesiale, schiacciato dal continuo oscillare della Chiesa di Roma tra ‘profezia’ e ‘realismo’. Il capitolo conclusivo prova a lanciare uno sguardo su ciò che resta di quegli anni di lotte.

Nel corso della presentazione ci si è chiesti il perché di una quasi totale rimozione di quella storia, con l’impegno a ‘ricordare’, partendo da esperienze non troppo distanti dalla realtà ragusana. È il caso della lotta contro il ‘Muos’ di Niscemi, senza però dimenticare un impegno, quello che potrebbe assumere la ‘Scuola della pace’ nell’augurio che possa ‘ripartire’, più ampio sui temi della pace e della nonviolenza.

 

 

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