RIAPRIRE AL TRAFFICO VIA ROMA: UNA PROPOSTA CHE GUARDA AL PASSATO

 C’è un passato ricco di  aspetti costitutivi dell’identità e della specificità di Ragusa, e come tale da considerare radice fertile del presente, e c’è il passato meno bello, quello legato all’idea di modernizzazione come consumo standardizzato e come  frenesia di rapidità. Negli anni ’60, quando la diffusione dell’automobile cambiò le abitudini e sembrava che lo facesse solo in meglio, era possibile pensare di trasformare la via principale  in un’arteria di traffico, come se questo potesse conferire  a Ragusa l’aspetto di una città moderna.

Ma oggi è di questo che abbiamo bisogno? Oggi è la qualità della vita e, quindi, il suo miglioramento, l’obiettivo che dobbiamo porre all’attenzione dei cittadini e degli amministratori.

Oggi c’è bisogno di spazi liberi dal traffico, dal rumore e dallo smog, dove tornare a passeggiare e incontrarsi.  La perdita di identità dei “non luoghi”, come vengono definiti questi spazi identici a ogni latitudine e progettati per altre funzioni, come i centri commerciali, non fa che accrescere il senso di solitudine  e spersonalizzazione della civiltà di massa.

I centri storici, invece, con la loro architettura peculiare, la storia e le memorie che vi si respirano, in tantissime altre città italiane e europee hanno già ripreso la loro funzione di luoghi di aggregazione, grazie alla pedonalizzazione, alla riqualificazione urbanistica, alla costruzione di parcheggi sotterranei, interventi già effettuati in Via Roma, e che auspichiamo con forza possano essere realizzati anche nel tratto da Corso Italia alla Rotonda, come già progettato.  Anche per Piazza Duca degli Abruzzi a Marina si era posta la stessa questione, ma si è risolta con il mantenimento della pedonalizzazione, rivendicata come irrinunciabile da diversi residenti. Basta viaggiare per rendersi conto di come sono organizzati i centri storici in città grandi e in piccoli centri. Invece le città del nostro meridione sono spesso legate alla falsa idea di modernizzazione e incapaci di progettare la contemporaneità. Non a caso sono tristemente ultime per qualità della vita nelle classifiche che la misurano.

Le rivendicazioni di categoria, il malessere dei commercianti in un periodo di grave crisi, sono istanze che vanno attenzionate, ma la soluzione non può essere trovata nell’illusione di cancellare tutto ciò che è accaduto e che ci separa dal passato. È cambiata la domanda, perchè l’acquirente vuole scegliere nell’ambito di una vasta gamma di merce a basso prezzo, ed è disposto a recarsi altrove in Sicilia, ed è cambiata l’offerta, che è enormemente ampliata e che tende ad organizzare anche altri servizi, ad esempio la custodia dei bambini, l’intrattenimento, ecc.. È cambiato il modo di trascorrere il tempo libero, perchè si preferisce uscire nelle ore serali e notturne e recarsi dove sono numerosi e vicini fra loro i locali di ristorazione e somministrazione.

Ecco che i commercianti dovranno individuare strategie di vendita diverse, concordare con l’Amministrazione, con associazioni culturali, giovanili,   o di altro genere, periodiche iniziative di spettacolo, intrattenimento, degustazione, per attrarre una grande affluenza. Forse dovranno  anche rivedere l’offerta della prorpia merce e del rapporto qualità-prezzo, innalzando l’una e non l’altro, o fidelizzare i clienti con piccoli doni o sconti, come avviene in molte catene di negozi, forse dovranno tentare accordi sui fitti, da rivedere al ribasso in base ai prezzi di mercato, ma dovranno soprattutto capire che la città, e specialmente il centro storico, deve rispondere alle attese di tutti i cittadini ed anche dei turisti, che sono davvero tanti durante l’anno a percorrere le strade di Ragusa. E non credo le trovino attraenti se sono solo un flusso continuo di automobili.

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