RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI: PER L’OMS È ALLARME GLOBALE

E’ una continua lotta quella tra l’uomo e i batteri. Una lotta che purtroppo vede spesso un passo avanti i microscopici “avversari”.

In molti casi, le armi più efficaci a nostra disposizione, gli antibiotici, sembrano ormai  non più  in grado di difenderci dagli attacchi dei microrganismi.

Questo accade a causa della ‘resistenza agli antibiotici’, una caratteristica per la quale i batteri nel tempo acquisiscono la capacità di diventare immuni ad uno o più antibiotici (multiresistenza).

Il fenomeno ormai è talmente diffuso ed avanzato da rappresentare una seria minaccia per la salute umana a livello globale, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) ha letteralmente lanciato l’allarme nel Report appena pubblicato Antimicrobial resistance: global report on surveillance 2014 dove leggiamo:  “Questa grave minaccia è molto di più di una previsione, ma una realtà in ogni area del mondo. La questione può coinvolgere ogni persona, qualsiasi sia la sua età o il paese di residenza. Chiunque può essere coinvolto (…) Senza un’azione urgente e coordinata subentrerà un’era post-antibiotica, in cui infezioni comuni e ferite leggere, che sono state trattabili per decenni, possono di nuovo uccidere. Gli antibiotici efficaci sono stati uno dei pilastri che ci permettono di vivere più a lungo, più in salute, e di trarre beneficio dalla medicina moderna. A meno che non effettuiamo azioni significative per migliorare gli sforzi al fine di prevenire le infezioni e insieme cambiamo il modo di produrre, prescrivere e utilizzare gli antibiotici, il mondo perderà sempre di più questi benefici per la salute pubblica a livello mondiale e le conseguenze saranno devastanti”.

Lo studio condotto dall’OMS si basa su dati clinici ed epidemiologici provenienti da 114 Paesi, tra cui l’Italia, che rivelano tassi di resistenza agli antibiotici molto alti, in alcuni casi del 50%.  Ampiamente diffusa è la resistenza ai carbapemeni da parte di Klebsiella pneumoniae, le cui infezioni sono potenzialmente mortali e verso le quali i carbapemeni rappresentano l’ultima opzione terapeutica. Si è registrato anche un notevole incremento di resistenza ai fluorochinoloni da parte di Escherichia coli. In particolare in Italia, E.coli risulta avere un tasso di resistenza di quasi il 20% alle cefalosporine di terza generazione. In riferimento a quest’ultima categoria di antibiotici in Europa si registrano alti livelli di resistenza di Klebsiella pneumonia e un incremento, fino al 60%, di ceppi Staphylococcus aureus resistenti alla meticillina.

Le motivazioni del perché si sia arrivati ad una situazione di tale entità sono da ricercarsi principalmente nell’abuso e nel cattivo uso degli antibiotici.

L’OMS evidenzia come si faccia poco per affrontare ed arginare il problema anche in Paesi industrializzati dove le condizioni igieniche sono accettabili, ma non esistono sistemi (o sono inadeguati) atti a tracciare e monitorare tale problema. Si riscontrano situazioni di inefficienze nell’informazione sui patogeni da tenere sotto controllo, nella sorveglianza epidemiologica, negli standard metodologici e nell’efficienza dei provvedimenti da adottare.

L’altro capitolo riguarda l’uso vero e proprio che si fa degli antibiotici; a riguardo l’OMS raccomanda di seguire quelle linee guida, troppo spesso ignorate, che se correttamente adottate permettono agli antibiotici di essere quanto più efficaci e di rallentare di molto la comparsa di resistenze associate. Si dovrebbero innanzitutto utilizzare gli antibiotici solo sotto prescrizione medica in modo da associare il giusto antibiotico al tipo di infezione (e solo se strettamente necessari) e completare la terapia anche se si avverte prima un miglioramento delle condizioni. Inoltre si dovrebbero mettere in moto campagne di informazione per i cittadini, controlli di follow-up per i pazienti ospedalizzati soprattutto se già lungodegenti o in terapia intensiva (reparti “focolai” di resistenza, per la necessità di un massiccio impiego di antibiotici).

 

 

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