Residenze fittizie per ottenere permessi di soggiorno e ricongiungimenti: indagati scelgono il silenzio

Poco meno di quaranta le persone coinvolte nella attribuzione di residenze, in realtà, non effettive, per ottenere permessi di soggiorno o ricongiungimenti famigliari. Stamattina al Tribunale di Ragusa sono arrivate, accompagnate dai loro legali le 6 persone sottoposte a misura cautelare di limitazione della libertà personale; tre sono ai domiciliari, una donna ha l’obbligo di dimora  Ragusa e due sono le sospensioni dal servizio. 

La tesi accusatoria

Secondo la tesi accusatoria, i sei in concorso avrebbero favorito la residenza in abitazioni nella disponibilità di alcuni di loro, per consentire ai soggetti stranieri (una trentina e tutti tunisini) di poter ottenere la residenza. In questo frangente le ipotesi corruttive in cui risulterebbero indagati i due dipendenti pubblici che avrebbero confermato una residenza che in realtà non era effettiva. Stamani in Tribunale, per gli interrogatori di garanzia, i sei si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. Gli interrogatori si sono svolti davanti al gip Ivano Infarinato.

Assente il sostituto procuratore Silvia Giarrizzo, che ha seguito l’inchiesta, la pubblica accusa era rappresentata dal sostituto Martina Dall’Amico. La donna che le indagini alla base dei provvedimenti, avrebbe gestito le pratiche, e un uomo di nazionalità tunisina assieme al quale avrebbe operato, sono difesi dall’avvocato Fabrizio Cavallo. Due soggetti che nel 2022 erano dipendenti del comune di Ragusa (uno di loro oggi presta servizio in un altro comune del Ragusano) sono difesi dall’avvocato Marco Comitini e gli ultimi due soggetti, una donna con obbligo di dimora e una persona posta ai domiciliari, e che sarebbero coinvolti nella disegno per la attribuzione delle residenze, sono difesi dall’avvocato Emilio Cintolo

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