RE-UP GENOVA!

 

Hanno ragione gli studenti del collettivo Re-Up a lamentare le mancate cooperazioni e collaborazioni tra il servizio Universitario e quello dei trasporti e la viabilità.

La cinque giorni di sciopero dei lavoratori Amt dinanzi i tentativi del sindaco Doria di svendere l’azienda alla privata BusItalia non hanno, tuttavia, giovato alla condizione del servizio reso a favore degli studenti, universitari e non.

Per contrastare l’evasione tariffaria l’azienda agirà su due fronti: da un lato con un’ulteriore intensificazione dei controlli a bordo di autobus, metropolitana, ascensori e funicolari e, dall’altro, con una campagna pubblicitaria, che partirà nei giorni immediatamente prima di Natale, per ricordare ai cittadini che pagare il biglietto del bus, oltre che un dovere civico, è anche un modo per sostenere il trasporto pubblico della propria città. questo quanto si apprende dai comunicati stampa, con nessuna novità rilevante circa una presa di lucidità da parte dei palazzi del potere decisionale. Dovrebbero, forse, ricordare che si tratta di un principio, quello della mobilità e della facilitazione dei trasporti, previsto, tra l’altro, dalla legge 15 dell’8 giugno 2006 tra gli strumenti cui la Regione Liguria deve provvedere per assicurare il diritto allo studio universitario, nonché l’accesso al sistema scolastico e formativo nel suo complesso.

Genova tra l’altro, è una città urbanisticamente molto articolata. Famosa per i vicoli decantati da De Andrè, ma anche per la sua articolazione in lunghezza. Oltre ciò si deve considerare la dispersione territoriale delle diverse sedi.

Quello che propongono i ragazzi di Re-Up tutt’altro che una illusione non realizzabile:

“Viaggiare gratis non è un utopia: già in tante città italiane, come europee (da Tallin a Settimo Torinese) si sperimenta un cambio di rotta sulla gestione del trasporto pubblico locale.

Una rotta che non comprende la svendita di un patrimonio comune, ma una più lungimirante visione, dove il trasporto gratuito permetterà una drastica riduzione del traffico privato e i conseguenti vantaggi a livello economico e ambientale.

C’è solo da chiedersi perché non provarci anche qui, in una città dove la viabilità è già un problema. Soprattutto per gli studenti. E invece a Genova? Il comune vuole vendere i servizi alla sorella di TrenItalia, e se avete mai viaggiato in treno, sapete come andrà a finire: biglietti sempre più alti e servizi sempre peggiori. Che interessi avrà il privato a migliorare un servizio alla popolazione?

Muoversi per l’Università con i mezzi pubblici è diventato un lusso, oltre che una corsa ad ostacoli. Sulla carta parlano di diritto alla mobilità studentesca. Parlano di un paradiso che non esiste, perché l’Università racconta di biglietti a prezzi stracciati, ma a gran parte degli studenti non è permesso accedervi.

A fronte anche del continuo aumento delle rette rivendichiamo di avere un diritto alla mobilità che ci garantisca un libero accesso ai saperi come al vivere la città, una città che è anche nostra”.

l Diritto alla Mobilità è per tutti i cittadini una parte fondamentale della propria libertà, sia intesa in senso individuale che in senso collettivo. Avere la possibilità di muoversi significa per molti potersi recare a lavoro, a scuola o all’università, ma anche poter accedere agli spazi cittadini e a nuove occasioni di socialità.

Con più di 11 miliardi di euro di riduzione di trasferimenti sono stati colpiti tutti quei servizi destinati alle categorie più deboli, essendo voci di bilancio senza alcuna tutela. Il Trasporto Pubblico Locale è quindi stato duramente colpito, essendo finanziato quasi interamente da Regioni, Province e Comuni. La cultura della mobilità privata che si porta avanti tagliando i finanziamenti pubblici non può che essere dannosa: maggiori intasamenti, maggiore inquinamento, minori servizi, che portano di fatto a un enorme costo sociale aggiuntivo, difficilmente quantificabile. Una situazione, questa, che va ad essere ancora più complessa proprio per quelle fasce che sono di fatto obbligate ad utilizzare il mezzo pubblico, ad esempio gli studenti.

Se a tutto ciò aggiungiamo la considerazione della scellerata politica tariffaria di TranItalia, che non prevede alcuna facilitazione per gli studenti (molti, infatti, sono pendolari), non possiamo che aspettarci una eventuale politica di BusItalia ancora peggiore.

“Vogliamo una mobilità a misura di studente, che ci permetta di muoverci liberamente in città, provincia, regione, Paese ed Europa gratuitamente o con forti agevolazioni e con un servizio che rispecchi le nostre esigenze di studenti, dal raggiungimento della scuola o dell’università alla copertura di tutto l’orario, giornaliero e notturno, con mezzi di trasporto pubblici e collettivi.”

 

 

 

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