RAGUSA:NEL CENTRO STORICO SI ASSISTE AD UNA COPIOSA CHIUSURA DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI.

Un tempo la provincia di Ragusa presentava un settore terziario eccellentemente sviluppato che oggi appare invece in uno status di rigor mortis.  Per potere abbattere la crisi economica che attanaglia, non solo la città di Ragusa, ma tutta la provincia , occorre  uno stimolo ancora più forte per attuare politiche di inversione di tendenza. Per attuare ciò, bisogna che ci sia una grande sinergia e dialogo tra cittadini, commercianti e  istituzioni locali  al fine di trovare soluzioni che promuovano l’apertura di nuove attività in modo stabile, affinchè si possano sfruttare appieno  i servizi. Quali possibili soluzioni ci si chiede continuamente? Ad esempio iniziando ad aiutare i commercianti, i quali si trovano a dover fronteggiare affitti esorbitanti per l’affitto di un locale. Come possono i commercianti essere veri imprenditori ed avere spirito e volontà di investimento? Le tasse  indubbiamente scoraggiano,  se poi a questo si aggiunge la mancanza di efficienti e produttive agevolazioni o detrazioni fiscali (vedi tari ed utenze varie), le possibilità si riducono inevitabilmente. Vie importanti del centro storico, quali Corso Italia, Via Roma, Via Mario Leggio, Corso Vittorio Veneto che un tempo godevano della presenza di innumerevoli negozi oggi compaiono spoglie e desolate. Altro fattore negativo è certamente la mancanza, quasi totale,  di luoghi di aggregazione, pizzerie, pub, ristoranti, cinema, e la mancanza di  eventi culturali di vario genere. Come si può pensare di riattivare il settore commerciale se dopo la chiusura dei negozi siti in  via Roma mancano luoghi di ristorazione ove giovani e meno giovani  potrebbero intrattenersi anche dopo aver fatto compre?                                
A tal uopo occorrerebbe  che ci fosse più solidarietà tra  i commercianti, piu’ collaborazione e non una prevaricazione dell’uno verso l’altro, avendo un interesse comune: far rinascere questa città  cercando di allontanare la crisi.  Questo significa anche  avere rispetto della libera  concorrenza.                                
I cittadini dovrebbero considerare il consumo , esplicato nelle loro possibilità, come ripristino dell’economia nella realtà  in cui vivono.
Il Comune non può vivere solo di trasferimenti. Serve una nuova politica delle entrate che valorizzi il patrimonio disponibile e riveda le concessioni. E’ necessaria la riduzione delle imposte locali,  che deve realizzarsi in un quadro di equità, introducendo criteri di progressività ed esenzioni e riduzioni per le fasce deboli e quelle produttive. Bisogna evitare gli sprechi e cosa ancor piu’ importante, occorre garantire ai cittadini tutti quei servizi(sanità, infrastrutture stradali, rete di comunicazione, istruzione), che sono un nostro sacrosanto diritto.                                                                               
Oggi La politica deve servire al bene comune. Per questo non può limitarsi a gestire l’esistente ma deve trasformarlo, altrimenti serve sé stessa e gli interessi delle lobby e delle corporazioni.


 

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