RAGUSA: SARA, LA BOTTEGAIA

Ne ho avuti di uomini. Tanti. E a tutti ho dato il paradiso. Da tutti ho avuto il paradiso. Sono stata forte e indipendente, tisa, come si dice in dialetto e ancora, alla mia età, mi sento tisa e la voce mi esce dritta come quando ero giovane.

Li ho amati i miei uomini. Sì li ho amati. Tutti. Dal primo, il compare, anche se è stato un po’ vigliacco, non ha avuto la forza di lasciare la moglie. Ma era dolce ed erano altri tempi e sua moglie era una brava donna.

E Pasqualino. Oh, Pasqualino! La lunga storia con Pasqualino. Aveva le gambe molli ma l’altra gamba gli funzionava. E come se gli funzionava! Sembrava avesse preso tutta l’energia delle altre due. Anche troppo gli funzionava e andava anche con le altre. Oh, Pasqualino, il mio uomo! Era scapolo e l’ho considerato il mio uomo e l’avrei voluto sposare. Sì, mi piaceva l’indipendenza, essere padrona di me stessa però avrei voluto sposarmi. Tutte le donne desideriamo sposarci e avere almeno un figlio. Ma Pasqualino, quando decise di sposarsi, scelse una casalinga, una quieta, una mansa. Ci sono rimasta male ma poi l’ho perdonato.

Poi ci sono stati tutti gli altri. Ho avuto anche qualche boccone amaro che gli uomini col sesso, si sa, non hanno un buon rapporto. Turi, no. Turi è stato un uomo vero. Conviveva con l’amante. Io volevo tirarmelo. Ma lui è stato fermo, mi ha aiutato quando ho avuto bisogno ma rapporto chiaro: amicizia e rispetto e basta. Poi s’è sposato con una gran donna e anche bella, ha avuto dei bei figli educati e rispettosi ed è stato bene.

La mia bottega di generi alimentari e la gente del quartiere sono stati la mia casa e la mia famiglia. Sì, perché, anche se erano altri tempi, la gente del quartiere mi ha sempre rispettato e voluto bene. Sapeva dei miei uomini e della mia vita, come dire, fuori del normale ma mi ha sempre rispettata e voluto bene. Mi sono sentita a casa mia più nel quartiere della bottega che in quello di nascita e di abitazione.

Oggi mi ha fatto piacere incontrare Carletto. U dutturi. In gamba, sempre in gamba è stato. E glielo detto, glielo detto con tutto il cuore. Mi ha dato gioia il suo abbraccio forte. Era un bel ragazzo. Ma era un ragazzo. E ci fu quando aveva voglia di fare l’amore. Mi faceva tenerezza coi suoi tentativi goffi. Se avesse insistito un po’ glielo avrei dato anche a lui un po’ di paradiso.

Poi c’è stato Peppino. Ci conoscevamo da sempre, è rimasto vedovo e ci siamo sposati. Avevamo già la nostra età e siamo stati bene insieme, molto bene. Ma sono stata sfortunata. Peppino è morto. Presto, troppo presto.

Ragusa, 25 giugno 2010

                                                                                         Ciccio Schembari

 

Articolo pubblicato sul n. 60/2010 “Amore” della rivista ondine www.operaincerta.it 

 

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