RAGUSA INVASA DALLA RELIGIOSITA’ DEI FEDELI

Fede e devozione. Cultura e folklore. Si potrebbero riassumere così i festeggiamenti in onore di San Giovanni Battista a Ragusa. Mercoledì, come da tradizione, una colonna interminabile di fedeli ha sfilato per le vie della città nella chilometrica processione dei ceri, i cui natali potrebbero essere ricercati nella luminaria che aveva luogo durante il XVII secolo ad Ibla. Durante la processione è lampante nei fedeli, che proseguono nel percorso anche a piedi nudi, il silenzio, la preghiera e una grande devozione in segno di un voto o grazia ricevuta. I fedeli percorrono le vie del centro storico insieme all’Arca Santa, precedendo la statua che Carmelo Licitra consegnò nel 1861 alla fervida devozione del popolo ragusano, prendendo il posto di quella antica.

Malgrado le accese tensioni religiose tra “sangiorgiari” e “sangiovannari”, Ragusa mercoledì sera era tutta stretta attorno a S. Giovanni Battista, segno tangibile che le rivalità sono andate scemando con gli anni. Alla processione solenne hanno preso parte le comunità giovannee di Milazzo e di Chiaramonte Gulfi. Questi ultimi, al termine del percorso stabilito e dopo il saluto alla città del Vescovo Paolo Urso, hanno donato il loro cuore d’argento, così come è stato fatto dai ragusani all’inizio dell’anno di gemellaggio tra le due realtà che onorano il Battista. Subito dopo, il trionfale ingresso del Patrono in Cattedrale.

Si è così conclusa così questa festa sacra e bisognerà aspettare un intero anno per poter assistere di nuovo a questo straordinario connubio di devozione e tradizione condito dal grido “Patronu Viva!”. 

 

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