È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
RAGUSA È DENTRO CHI LA ABITA, PIÙ DI QUANTO CHI LA ABITA NON SIA DENTRO RAGUSA
05 Dic 2013 18:25
Il carattere della ragusanità è spesso fatto oggetto di conversazione, dotta o plebea che sia, e capita che sia contrapposto a quello dei modicani o dei catanesi. Quasi sempre l’accento è un po’ piccato, amarognolo, virato alla rassegnazione: essere ragusani appare come materia facile da aggredire, più o meno come essere juventini (ladri), cattolici (conservatori), musulmani (terroristi)!
E’ evidente che stiamo dicendo, con una certa ironia, che ognuno dei luoghi comuni che si costruiscono intorno ad un concetto nasce da una formidabile congiunzione di verità e di inganno, di impazienza e di metodo, di realtà e di fantasia: tratti antropologici si intrecciano a repertori popolari di indubbia origine alimentare (leggi: dialoghi del dopo cena, pesantemente condizionati da rigurgiti esofagei….), carne viva sperimentata davvero e luoghi astratti del malcontento che si rigira in guisa di capro espiatorio.
Questa è la terra del mezzo (giusto per distinguerla dalla Terra di Mezzo di Tolkeniana memoria): la coltura della medietà, il brodo di tutte le cose che stanno in equilibrio, dunque non un brodo primordiale in cui cuociono elementi arcaici forti (come potrebbe essere per esempio Catania e il suo melting pot).
Ragusa ha fatto del suo far piano, del suo aspettare, del suo “garbo” una cifra distintiva, quasi un marchio di fabbrica: a pensarci, viene da sorridere a scorgere ognuno di questi elementi nell’anima contadina che ancora si aggira fra le soirées della bella gente cittadina. Far piano, aspettare, essere garbati, non è tutto ciò che si impara dal vivere della terra?
Ragusano falso. Ragusano freddo. Ragusano snob. Ragusano dop.
Falso o accorto? Freddo o compassato? Snob o consapevole della sua diversità? Dop: sicuramente!
Ragusa è difficile da decifrare: si mantiene sempre un passo prima di ogni giudizio definitivo. Alla fine l’unica cosa implacabile che le si possa affibiare è che pretende pervicacemente di vivere con poca cultura, avendo tra l’altro scoperto – da poco – che deve imparare a vivere anche con pochi soldi!
La cultura è un tasto dolente, stridente. La gente vorrebbe esserci, starci dentro. Il più delle volte riesce a stento a passarci tangenzialmente, accontentandosi di ostentarla.
Non si può essere perfetti: l’anima contadina non dà scampo, non perdona proprio!
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