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RAGUSA DECADUTA. È ANCHE “COLPA” DEL CINEMA E DEL TEATRO
03 Dic 2011 17:09
Mentre scrivo so benissimo di star perdendo tempo. E di fare perdere tempo a chi avesse la ventura di leggere queste righe.
Ma rimane forte il senso di sdegno per le sorti della mia città, tanto sdegno, da “costringermi” a scrivere, avendo pure ben chiaro l’esito delle povere righe che seguono. Intendo ricordare a tutti i ragusani quanto tutti loro sanno benissimo già, e da tempo: nella nostra città, che per decenni vantò la presenza di ben quattro cinema uno dei quali grande quanto gli altri tre messi insieme, è da altrettanti decenni orfana di tutte quelle sue sale cinematografiche sopravvivendone una soltanto (poiché non considero “cittadina” la multisala che pure svolge e benissimo il suo lavoro, ma a sei chilometri dal centro cittadino dove si può andare solo in macchina, e non tutti i cittadini hanno la macchina e l’età per guidare, o perché troppo piccoli o perché troppo grandi).
Questa città capoluogo di provincia, con circa settantatre mila residenti, ha al suo interno un solo cinema da centottanta posti. Cinema che, una tantum, funge anche da teatro. Così come da teatro funziona anche il “Don Bosco”, sala da oltre duecento posti all’oratorio Salesiano di Corso Italia utilizzato – e per fortuna – per le esibizioni delle tante (e speriamo siano sempre più numerose) compagnie amatoriali che vecchie e nuove sono in piena attività.
La segnalazione (ma poi, a chi è rivolta?) è relativa ai due cinema, della stessa privata proprietà, che sorgono in pienissimo centro cittadino: in viale Tenente Lena e in Viale Sicilia.
Sono il primo un cine-teatro costruito negli anni ’50 e poi parzialmente ristrutturato negli ani ’80, ed il secondo costruito negli anni ’70 quando era all’avanguardia in Italia per dimensioni, strutture, tipologia costruttiva e, per un periodo purtroppo breve, anche nell’organizzazione di discreti cartelloni teatrali con nomi di rango (ma, attenzione, nulla più di quanto non si facesse al Naselli di Comiso, al Comunale di Vittoria, al Garibaldi e al Pluchino di Modica, all’Italia di Scicli).
Il fatto è che entrambi i due cine-teatri sono chiusi, ormai da anni. Nella struttura di viale Sicilia si apre il palco per qualche saggio di fine anno delle scuole di danza, o per qualche spettacolo da considerarsi un una tantum. Non certo una programmazione, assolutamente. Nello storico cine-teatro di viale Tenente Lena regna il vuoto totale ed il silenzio spettrale ormai da decenni.
Un triste spettacolo dove un tempo suonava Lucio Dalla dei tempi migliori, dove il Brass Group organizzava mesi e mesi di concerti jazz quando i ragusani non sapevano nemmeno pronunciarla la parola jazz. Unica “consolazione”: nell’entrata (meglio, uscita d’emergenza) del cine-teatro da via Colombo si sono da tempo sistemati alcuni barboni che approfittano della copertura per farne casa.
Triste destino per due eccellenze che la città ebbe come tali quando anch’essa era eccellente. La decadenza sociale, e poi anche economica e culturale di Ragusa coincide con quella delle due sue più note ed importanti strutture per il tempo libero. Non sto sostenendo che la decadenza della città (è tale, credetemi, qualunque cosa possano dire alcuni politici necessariamente “ottimisti”, anche davanti all’evidenza che, purtroppo, da loro torto) ha causa nella chiusura dei due cine-teatri. Ma la coincidenza esiste. Sostengo invece la necessità di invertire il trend anche perché se la crisi economica oltre che reale è anche globale, quella sociale e in specie culturale è solo e soltanto nostra, cittadina (a Modica il Comune rischia il fallimento, eppure la vita culturale cittadina è più viva che mai). Invertire il trend non è poi così difficile, comunque non impossibile. Sappiamo tutti che le due sale sono private, e non si può costringere il proprietario ad aprirle (avrà i suoi motivi, probabilmente tenerle aperte costa più che lasciarle abbandonate). Ma si potrebbe convenire ad un accordo, ad una collaborazione, ad una co-gestione. Si potrebbe, anzi si dovrebbe, comunque, fare qualcosa. Se l’assessore alla Cultura della città capoluogo potesse occuparsi anche di questo problema, se non è di disturbo, ne saremmo tutti lieti. E se qualcosa ha già fatto o ha in animo di fare, allora sarebbe pregata di riferirlo alla cittadinanza. A mancare non sono certo giornali e giornalisti in attesa di scrivere in merito. Sempre che non siano coupe de theatre.
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