Ragusa cammina per il Sollievo: arte, fede e vicinanza per chi soffre

Un passo dopo l’altro, nella bellezza silenziosa della Vallata Santa Domenica. Non è solo una passeggiata, quella in programma domenica 25 maggio a Ragusa. È un gesto corale di presenza, ascolto e compassione. È la “Passeggiata del Sollievo”, cuore pulsante della XXIV Giornata Nazionale del Sollievo promossa dall’ASP di Ragusa e dalla Diocesi: un’occasione di riflessione pubblica sulla sofferenza, sul valore della cura e sul diritto alla dignità nel fine vita.

La mattina si apre alle 9:30 con un cammino simbolico tra i sentieri della vallata, un luogo naturale che diventa metafora del percorso di chi vive il dolore fisico e spirituale. Medici, infermieri, volontari, cittadini, famiglie e pazienti: tutti uniti da uno stesso passo, da uno stesso intento. Quello di riportare al centro dell’attenzione sociale il tema delle cure palliative e dell’umanizzazione della medicina.

Nel pomeriggio, dalle 17:00, la piazza San Giovanni diventa palcoscenico di un messaggio potente affidato all’arte. Pittura, scultura, fotografia: una collettiva espositiva che interpreta fragilità, vicinanza, speranza. Perché anche l’arte può lenire, può accarezzare l’anima di chi soffre. Un momento conclusivo di grande intensità sarà la presenza di S.E. il Vescovo, Monsignor Giuseppe La Placa, e la celebrazione eucaristica presieduta da Don Giorgio Occhipinti, direttore dell’Ufficio Pastorale per la Salute.

«Non possiamo dimenticare chi soffre in silenzio – sottolinea la dottoressa Antonella Battaglia, responsabile dell’U.O.S.D. Cure Palliative e dell’Hospice di Ragusa –. Il nostro obiettivo è garantire qualità della vita, anche quando la guarigione non è più possibile. La terapia del dolore e le cure palliative non sono un lusso, sono un diritto sancito dalla Legge 38/2010. Ma soprattutto, sono un atto d’amore».

Nel corso della manifestazione sarà richiamata l’urgenza di un monitoraggio costante sull’attuazione della normativa e di una rinnovata consapevolezza sul ruolo delle reti di cura nel prendersi carico, senza accanimento ma con umanità, del paziente nel suo ultimo tratto di strada.

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