RADIO CORTOLILLO

Si ricorderà che, nei mesi passati, la democratica Melandri, ex Ministro dello Sport e dei Beni Culturali, ex parlamentare di lungo corso, in coincidenza con i problemi di ricandidatura per le politiche per coloro che avevano assolto più mandati, aveva deciso di accettare la carica di Presidente del MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Per mettere fine alle polemiche su una nomina considerata “politica” e senza la necessaria esperienza per gestire un museo, l’ex ministro aveva deciso di accettare la carica di presidente del Maxxi “totalmente gratuitamente”.

Qualche mese fa una prima mezza retromarcia. Il sito Dagospia aveva riportato come l’ex ministro dei Beni culturali avesse spinto per una trasformazione del museo da fondazione a ente di ricerca. Un modo per poter dare un compenso alla presidente. Ma da Venezia, dove si trovava come molti addetti ai lavori per la Biennale d’arte contemporanea, Giovanna Melandri aveva smentito che niente di tutto ciò era accaduto: “Quella di Dagospia per il Maxxi e contro di me è ormai un’ossessione”.

Qualche giorno fa, in un’intervista a Panorama, rispondendo ad una domanda sul suo stipendio ha detto: “Lo prenderò da settembre-ottobre. Nell’ottobre 2012, quando ho accettato l’incarico, sapevo che il Maxxi era una fondazione e che in base alla legge Tremonti avrei prestato la mia opera gratuitamente. Legge sbagliatissima, me lo si lasci dire, perché la cultura ha bisogno di grandi manager, e questi vanno pagati. Sapevo anche che era in corso una procedura, avviata dai precedenti amministratori e conclusa ad aprile, per il riconoscimento del Maxxi come ente di ricerca. Ho detto all’allora ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi: “Comunque vada, per un anno regalo il mio tempo prezioso”.

Oggi, Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera rivela che per giovedì prossimo è convocato il consiglio di amministrazione della Fondazione Maxxi con all’ordine del giorno “compenso del presidente”.

Stella aggiunge nel suo articolo: “è giusto che chi guida un grande museo lo faccia gratis? Dipende. Se fosse una presidenza puramente onorifica, concessa a un miliardario noto per il mecenatismo o a un vecchio genio della pittura perché ci mettano il nome e vadano a qualche inaugurazione con cocktail, ovviamente sì. Se si tratta di un professionista famoso e magari strappato alla concorrenza perché venga a lavorare una dozzina di ore al giorno con l’obiettivo di dare a quel museo una straordinaria vetrina nel pianeta, allora no, non deve lavorare gratis. Deve essere pagato e pagato bene. Questo tipo di professionisti (…) si vanno a cercare sul mercato. Non si scelgono, quei professionisti, tra amici, colleghi, compagni di partito o amabili frequentatori delle terrazze romane”

 

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Ancora insulsi, beceri e ingiudicabili comportamenti nei confronti del Ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge. A Cervia, dove in nottata c’erano state anche altre contestazioni relative allo ius soli e sui temi dell’immigrazione,  nel corso di un dibattito alla festa del PD, durante il suo intervento la Kyenge è stata bersaglio di una persona non identificata che ha lanciato verso di lei, non riuscendo però a colpirla, due banane. Il frutto è assurto, negli ultimi tempi a icona del razzismo, diversi episodi di questo tipo hanno visto il lancio di banane, per esempio, nel corso di partite di calcio.

Di stile il commento della Kyenge al gesto da lei definito “uno schiaffo alla povertà” e “uno spreco di cibo”.

 

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Lascia abbastanza perplessi, come avviene spesso in casi di questo genere, la posizione e il silenzio della Chiesa di fronte a casi conclamati di violenze e abusai su minori da parte di uomini di Chiesa.

Tutto sembra risolversi nell’emissione di comunicati, come l’ultimo per il caso del parroco Aldo Nuvola, coinvolto in fatti di prostituzione minorile, in cui si legge “La comunità diocesana, rimanendo ferita e sgomenta riguardo alle notizie riportate dai mezzi di comunicazione sociale che svelano certamente una personalità fortemente disturbata del sacerdote, esprime in pari tempo vicinanza e solidarietà nei confronti delle vittime di inqualificabili forme di abuso e a quanti hanno sofferto e soffrono per tali incresciosi fatti”.

Il Nuvola è indiziato di reato in merito ai delitti di prostituzione minorile ed induzione alla prostituzione, ma il comunicato dell’Arcidiocesi di Palermo, che lo ha sospeso a divinis dalle sue funzioni, in sostanza non è più parroco ma rimane prete, fa trapelare altri fatti incresciosi, a conoscenza delle autorità ecclesiastiche ma per cui non si era fatto molto, per non dire niente.

Don Aldo Nuvola era stato invitato a presentare le dimissioni dalla carica di Insegnante di Religione in data 4 ottobre 2008 non appena avuta notizia della denuncia per “atti osceni” in luogo pubblico ed a dimettersi da Parroco della Parrocchia Regina Pacis nel dicembre 2008, allorquando si era avuta la notizia di un procedimento nei suoi riguardi per molestia nei confronti di un giovane di 17 anni.

In passato si era intimato al soggetto di soggiornare presso la Casa “Il Cenacolo” dei Padri Venturini a Barcellona Pozzo di Gotto per un periodo di riflessione e di accompagnamento spirituale e psicologico, ma lo stesso si era rifiutato. Si apprende ora che in considerazione degli sviluppi delle attuali indagini che hanno evidenziato la reiterazione del reato, don Aldo Nuvola incorre, ora, nella pena canonica della sospensione a divinis. Inoltre, a norma del Motu proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela”, nei confronti del sacerdote è già da tempo in corso la procedura canonica per la definizione del caso, non escludendo la dimissione dallo stato clericale e la dispensa dagli obblighi del celibato.

Ben lungi dall’ardire di emettere giudizi e sentenze sull’accaduto, ci si può almeno chiedere, in virtù di che cosa, considerata anche la nota reiterazione delle deviazioni, si continuava non solo ad accettare questa sorta di uomo fra quelli di Chiesa ma lo si lasciava a contatto con la comunità e soprattutto con i giovani ?

 

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La cronaca di un singolare controllo effettuato nel cantiere edile che sta provvedendo alla costruzione di un nuovo superstore, (7.000 metri quadrati), a Novara.

Bernardo Caprotti è il proprietario della Esselunga, azienda di vertice della grande distribuzione da lui fondata e fatta sviluppare fino agli attuali 20.000 dipendenti e 6,8 miliardi di euro di giro d’affari annuale con oltre 150 punti vendita. Caprotti sa quali difficoltà ci sono per aprire un nuovo supermercato, più difficile quanto più grande, fra mille nemici costituiti dalla burocrazia e dalla concorrenza, fra cui in primis, la COOP, da sempre rivale di Esselunga, come ha raccontato Caprotti nel suo libro best-seller Falce e carrello. Otto lunghi anni per questo nuovo superstore di Novara, i cui lavori sono finalmente cominciati a dicembre del 2012. Aprire il cantiere di un supermercato nell’Italia di oggi è una sfida e un gesto di fiducia: si investe, si crea lavoro, si prevede un rilancio dei consumi, si guarda al futuro con la certezza che le cose cambieranno.

Nelle scorse settimane un controllo di 8 ore, una intera giornata lavorativa, per verificare eventuali irregolarità e sfruttamento, lavoro in nero, violazione delle norme sulla sicurezza, sanitarie, assicurative.

Lo schieramento di forze fa presumere sospetti di ogni nefandezza sul cantiere: quattro funzionari Inail, due dell’Azienda sanitaria locale, altrettanti della Direzione provinciale del Lavoro, altri due dell’Inps, una coppia di carabinieri, un’altra di poliziotti, tre finanzieri e tre guardie forestali. Totale 20 ispettori per passare ai raggi «X» i 30 lavoratori all’opera nel cantiere edile. Tutto questo per scoprire minime irregolarità nei badge contestate alle ditte che hanno in appalto la costruzione del superstore. Pare addirittura che alcuni ispettori si siano complimentati per la gestione e la regolarità del cantiere.

Tra un po’ si arriverà all’inimmaginabile, un ispettore per ogni lavoratore, come sognano i nostalgici dei totalitarismi e gli ideologi del controllo statalista su ciò che si muove nel mondo.

 

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