Questa domenica la Sicilia al voto.

Questa domenica si vota.

Dopo settimane di intensa campagna elettorale i siciliani saranno chiamati al rinnovo degli inquilini di sala D’ercole e ad eleggere il prossimo Presidente della Regione.

I deputati regionali infatti scenderanno per la prima volta da 90 a 70, dopo la legge di riforma varata proprio in questa legislatura. Come verranno eletti?

Presidente, miglior perdente e listino

I primi due deputati dell’Ars saranno il frutto del voto che i siciliani potranno dare direttamente al candidato governatore. La legge regionale approvata dal 2005 ha infatti introdotto l’elezione diretta del presidente della Regione, che potrà essere scelto a prescindere dai partiti. È il cosiddetto “voto disgiunto”: i siciliani potranno, insomma, in linea teorica, scegliere dalle cosiddette “liste provinciali”, ossia le liste presentate in ognuna delle circoscrizioni (che corrispondono alle ex Province), un deputato regionale facente parte di una coalizione e contemporaneamente un candidato presidente di un’altra coalizione. Se non viene esplicitata questa scelta, si attiverà il cosiddetto “trascinamento”: il voto dato a un deputato si tradurrà anche in un voto per il candidato governatore di quella coalizione. Diventerà governatore, il candidato che otterrà anche un solo voto in più rispetto ai rivali. La legge elettorale siciliana, infatti, non prevede il ballottaggio.

Diventerà automaticamente deputato dell’Ars anche il candidato governatore che si piazzerà secondo. È il “miglior perdente” che avrà diritto anche a un ufficio all’Arse che, per prassi, viene considerato il capo dell’opposizione.

L’elezione del governatore con molte probabilità si tradurrà automaticamente in quella dei candidati presenti nella cosiddetta “lista regionale”. Il famoso “listino” del presidente, insomma. Che fino alle ultime elezioni era composto da otto candidati, escluso il presidente. Adesso, questi posti scendono a sei. Chi fa parte del listino dovrà anche essere presente in una delle liste provinciali. Nel caso in cui – assai probabile in elezioni come queste dove l’elettorato sembra assai diviso – i seggi “conquistati” dalle liste collegate al presidente vincente dovessero essere inferiori a 42, si attingerà appunto al “listino” fino al raggiungimento di quella quota. La corsa che vede almeno quattro candidati “forti” quasi certamente si tradurrà nell’arrivo all’Ars di tutti i candidati presenti nel listino.

Le soglie, le liste, la geografia dei seggi

I rimanenti 62 seggi saranno invece individuati attraverso un meccanismo puramente proporzionale. La riforma che ha previsto la riduzione dei seggi, però, ha cambiato ovviamente la distribuzione degli scranni per Provincia. Cosa cambia collegio per collegio? Intanto, affinché una lista possa entrare nella distribuzione dei seggi dovrà raggiungere, a livello regionale, la soglia del 5 per cento. Non servirà a nulla raggiungere la soglia in singoli collegi provinciali, se poi il risultato regionale dovesse essere inferiore a quella soglia.

Come detto, le liste che supereranno il 5 per cento si divideranno i 62 seggi a disposizione. Con quale distribuzione provincia per provincia? I collegi numericamente più penalizzati, in termini di seggi, sono ovviamente quelli che danno diritto a un numero maggiore di scranni. E così, saranno quattro in meno i seggi che verranno fuori da Palermo (dove scenderanno da 20 a 16) e da Catania (da 17 a 13). Tre seggi in meno, rispetto al 2012, a Messina: lì passeranno da 11 a 8; due seggi in meno a Trapani dove scatteranno non più 7, ma 5 seggi. Un seggio in meno invece nei collegi di Agrigento (da 7 a 6), Caltanissetta (da 4 a 3), Enna (da 3 a 2), Ragusa (da 5 a 4) e Siracusa (da 6 a 5).

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