QUATTRO ORE DI DISCUSSIONE E VICENDA PIANO SEGUITA PER VIA LEGALE E VIA POLITICA

La seduta è stata aperta con un minuto di raccoglimento per ricordare la scomparsa dell’ex presidente della Regione Siciliana Vincenzo Giummarra, commemorato in aula dal presidente della Provincia Franco Antoci che ne ha tratteggiato il ruolo politico e istituzionale. Sui pro e contro del piano paesistico, sul merito e sul metodo di questo strumento di pianificazione urbanistica il consiglio ha dibattuto per quasi 4 ore. Ad inizio di seduta l’assessore al Territorio e Ambiente Salvo Mallia ha ripercorso le tappe della mancata concertazione con la Sovrintendenza di Ragusa e della decisione di ricorrere al Tar insieme agli altri 11 comuni della Provincia (Vittoria non ha scelto la strada del ricorso amministrativo) per sospendere l’adozione del Piano decretato ad agosto dall’assessore Armao. Mallia ha detto che la vicenda viene seguita su due piani: uno legale col ricorso al Tar e l’altro politico non tralasciando la soluzione istituzionale. Durante il dibattito sono emerse anche posizioni contrastanti all’interno degli stessi gruppi. Il gruppo consiliare di Sinistra Europea non ha la stessa posizione perché i consiglieri Abbate e Mustile la pensano in modo diverso.

Abbate considera “il piano anacronistico che colpisce in modo diffuso senza una logica di sviluppo l’intero altopiano ibleo penalizzando le aziende agricole e zootecniche”, mentre, Mustile ritiene che il territorio vada tutelato individuando zone di pertinenza per artigianato e industria ed ha stigmatizzato la gestione esclusiva della sovrintendente nella definizione del piano”. Il consigliere Mandarà (Pdl) ha auspicato un Piano a misura d’uomo ma anche d’impresa, mentre, Barrera ha ritenuto lo “strumento calato dall’alto” ed ha fatto appello al governatore Lombardo di sensibilizzare il nuovo assessore Messineo ad avviare la concertazione per rivedere il Piano. Piuttosto critico l’intervento di Galizia (Gruppo Sicilia) sulle procedure utilizzate dalla sovrintendente e dall’assessore regionale Armao per adottare il Piano che deve tener conto delle istanze del mondo agricolo su cui vive l’economia iblea. Per Angela Barone (Pd), il Piano deve essere portatore di interessi collettivi e sulle procedure adottate dagli organi regionali ha rilevato “una forzatura delle regole e delle procedure amministrative”.

Il presidente del Consiglio Provinciale Giovanni Occhipinti ha posto forti rilievi sulla “ratio” di tutto il piano che soggiace “a particolare interessi lobbistici di area catanese che si manifestano nell’interesse per la realizzazione della Ragusa-Catania, dell’aeroporto di Comiso e di un piano a tappeto per il fotovoltaico nel territorio di Vittoria”. Occhipinti ha auspicato “una rivolta civile della popolazione contro questa sorta di colonizzazione del territorio ibleo chiamando la classe politica ad intestarsi una battaglia di riappropriazione del territorio che il Piano Paesistico non tutela ma si limita solo ad ingessare col raddoppio dei vincoli effettuati in modo discriminatorio anche tra aree simili della provincia con una chiara e netta sperequazione”. Franco Poidomani (Gruppo Misto) ha auspicato invece che il Piano si faccia con un processo democratico e non in “modo superficiale e poco condiviso dal territorio che ha il diritto di essere ascoltato”.

Ha rilevato che il piano è privo della Valutazione Ambientale Strategica e questa carenza potrebbe inficiare l’approvazione dello stesso strumento con un ricorso alla Comunità Europea. Giovanni Iacono (IdV) ha ribadito il suo “sì” convinto al Piano che non avviene per fede o per partito preso ma solo perché “appare necessario tutelare il territorio e non saccheggiarlo con operazioni indiscriminate di cementificazione”. Per Bartolo Ficili (Udc) invece con questo Piano “il territorio viene ad essere violentato e non si ha ancora la totale portata dei vincoli perché molti non ne sono a conoscenza”. Anche l’assessore allo Sviluppo Economico Cavallo ha sottolineato la presenza indiscriminata di vincoli che penalizzano le aziende agricole che tra l’altro non possono accedere ai finanziamenti del Piano Sviluppo Rurale qualora dovessero persistere certe prescrizioni. Enzo Pelligra (An) e Sandro Tumino (Pd) hanno chiuso il lungo dibattito consiliare, constatando il primo l’assenza della concertazione che ha prodotto uno strumento sicuramente da rivedere, mentre, per il secondo la tutela del paesaggio va perseguita ma il Piano va emendato quanto più possibile perché presenta contraddizioni e imperfezioni da sanare e di questo la politica dovrà farsene carico piuttosto che la Magistratura amministrativa o la rivolta di piazza.

A chiusura del dibattito è intervenuto il presidente della Provincia Franco Antoci che ha sottolineato l’importanza di coniugare due esigenze: tutelare il paesaggio e non ingessare l’economia. “Ciò può avvenire – ha detto Antoci – attraverso una concertazione tra i portatori d’interesse e l’Autorità Regionale. Una concertazione che c’è stata sul piano formale ma non su quella sostanziale, tant’è che ha portato alla decisione di molte amministrazioni, compresa la Provincia, di adire la via giudiziaria per sospendere gli effetti dell’adozione del Piano paesistico. Il ricorso al Tar non è esaustivo di questo processo di rivisitazione del Piano – ha concluso il presidente della Provincia – perché tocca alla politica riordinare le fila per arrivare ad una proposta condivisa da tutto il territorio”. (lc.)

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