Mentre l’azienda sanitaria continua a rivendicare risultati positivi nella riduzione delle liste d’attesa, sul territorio emergono episodi che sollevano interrogativi sulla reale efficacia del sistema. A portare all’attenzione pubblica una vicenda emblematica è il Comitato Civico Articolo 32, che segnala quanto accaduto nei giorni scorsi a un paziente dell’ospedale di Modica. «La mattina del 16 […]
QUANDO LA MUSICA SI FA IMMAGINE
24 Ott 2013 05:02
Un’indagine a tutto tondo che “è resa necessaria dalla voglia di superare il limite bidimensionale della fotografia”. Il progetto è stato curato da Pino Ninfa,, in collaborazione con P.I.M. e la selezione e scelta delle immagini a cura di Marco Riolfo.
Pino Ninfa porta così in scena una straordinaria rassegna di istantanee di grandi personaggi, e anche di momenti eclatanti, del jazz internazionali. Una carrellata di nomi si avvicendano tra le pareti della Loggia degli Abati di palazzo Ducale: da Guy Le Querrec, Ouiche Lorene, John Lewis, Russell Malone, Keith Jarrett, Shirley Horn. E ancora, l’italianissimo Enrico Rava, Bill Russo, Ornette Coleman, Paolo fresu, Abdullah Ibrahim.
“Il jazz mi ha permesso di incontrare la vita in molti suoi aspetti, facendomi scoprire nel palcoscenico. Il palcoscenico della vita”.
Le foto di Ninfa trasudano la passione che sta dietro l’obiettivo. L’ incisività dei soggetti ritratti è accresciuta dal rigoroso bianco e nero: “L’ambizione è stata quella di andare oltre il limite della consuetudine, nel fotografare un evento, per cercare di superare la faccia abusata delle cose”.
Ninfa è un fotografo che pensa da pittore, per lui l’idea dell’immagine fuggente non va colta tanto dall’obiettivo quanto dalla memoria, e poi ricreata e rivissuta per costruire un’opera che deve riunire immediatezza e pensiero analitico, freschezza emotiva e rigore poetico. Per lui la musica si colloca attorno alle cose, i suoi scatti sono scarni, e più che raccontare il suono, ne contestualizzano il significato.
La mostra Jazzgigs si muove nelle periferie dell’immagine, tra spartiti in attesa, strumenti inanimati, luoghi inusuali e ombre. I protagonisti, dunque, non sono solo i musicisti, ma ciò che questi vedono dalla loro posizione privilegiata di primi attori. È un racconto fatto di piccoli dettagli, favorito dall’essenza e dalla sacralità austera delle sale del Ducale.
La mostra porta in rassegna istantanee raccolte dal 1983 sino all’odierno 2013, con l’ambizione espressa dell’artista di “voler creare immagini che suonano, immagini autoconclusive e collegamenti tra arti molto diverse”.
Pino Ninfa è autore di svariati progetti, sul territorio nazionale e internazionale, legati allo spettacolo e al reportage nel sociale. In qualità di fotografo ufficiale ha seguito, e continua a seguire, svariati festival di musica jazz. È stato il fotografo ufficiale della filiale italiana del Blue Note, dalla sua apertura sino al 2003. Porta avanti, con artisti dello spessore di Bollani, Rea, Murgia, Biondini e molti altri, progetti multimediali sull’incontro tra musica e fotografia. E il suo curriculum è inesauribile. Autore di moltissime pubblicazioni, nonché di mostre sia in Italia che all’estero.
Le sue fotografie scorrono seguendo l’andamento di un viaggio, alla ricerca di storie da raccontare a se stesso e agli altri. Come la tavolozza di un pittore, è il preludio di ciò che ne seguirà, così per un fotografo, un quaderno degli appunti, dove risiedono gli elementi della scena, microfoni, aste, cavi, insieme ai musicisti e al pubblico. Gli spazi architettonici diventano strumento stesso dell’immagine.
Bene esprimono l’armonia della mostra le parole di Quincy Jones, “Una delle grandi verità del jazz è che la sua essenza è osmosi. Il jazz assorbe e digerisce tutto sul suo cammino. Ecco perché è così ricco. E perché quando qualcuno cerca qualcosa di fresco lo trova sempre li”.
© Riproduzione riservata