Quando il cioccolato di Modica fa fare una figuraccia alla città!

Esprimersi, che sia in forma verbale o scritta, in perfetto italiano si sa è cosa ostica e campo minato un po’ per tutti. L’errore o lo strafalcione è sempre in agguato soprattutto per chi non ha molta dimestichezza con la grammatica e l’analisi logica.  I rischi addirittura  aumentano per coloro  che della comunicazione ne fanno un mestiere.  Ma alle difficoltà che già l’esprimersi correttamente obiettivamente comportano, spesso ci aggiungiamo noi del nostro e così la frittata è fatta. Non ci accorgiamo infatti  che pur di risultare eleganti e raffinati, usiamo inutili  locuzioni di parole  talmente altisonanti e pompose che alla fine della fiera non fanno capire nulla, rasentando il ridicolo. Un esempio su tutti quello di questi giorni.  Al pubblico ludibrio, amplificato  come sempre, e stavolta con grande cognizione di causa dai social, è stata esposta la città di Modica proprio per  questo vizietto tutto italico. In occasione delle regali nozze inglesi, che in questi giorni stanno occupando le prime pagine di tutti i giornali e tabloid internazionali, la altrettanto regale e nobile contea di Modica ha deciso di essere presente all’evento regalando ai neo sposi una barretta il cui incartamento, come è consuetudine da qualche tempo a questa parte, è stato appositamente stampato in edizione straordinaria e limitata. Fin qui nulla di strano anche se personalmente, non me ne vogliano gli ideatori di questa prassi,  avrei da obiettare sulla utilità  che sa più di “Cicero pro domo sua” che di reale promozione del territorio modicano e della sua eccellenza chiamata “cioccolato”. Ma tant’è. Ciò che invece stavolta ha suscitato la ilarità generale è stata la frase che accompagnava la barretta di cioccolato. “Alla regalità nuziale partecipi dedichiamo la barretta del cioccolato di Modica, irrorando le augurali fioriture del loro luminoso amore con la fragranza del bruno nettare, intensa come le indimenticabili armonie della vita che verrà”.  Da plebei dinnanzi a tanta nobiltà,  si sarà pensato che trattandosi di reali non si poteva scrivere loro semplicemente “Auguri e figli maschi”. No. Questo proprio no. Troppo terra terra sarebbe stato l’augurio e certamente non degno per delle teste coronate. Ma nemmeno si sarebbe potuto scrivere: “ Che il Signore vi benedica”. No, nemmeno. Che sappiamo questi come  l’avrebbero presa  trattandosi di una Chiesa Anglicana il cui capo supremo è la Regina. Allora meglio abbondare di parole eleganti. Penseranno che se scriviamo così bene allora saremo anche noi dei pezzi grossi e si pentiranno persino  di non averci  invitato al loro matrimonio. Ma voi vi immaginate per un attimo, il principe che riceve questa barretta con gli auguri scritti rigorosamente in italiano, perché noi oltre ad essere spesso provinciali siamo molto nazionalisti, la fatica che avrà fatto, preso dagli impegni nell’organizzare un matrimonio di tale portata, nel  decifrare un simile pensiero così gentile ma incomprensibile,  ne siamo certi, almeno all’ottanta per cento degli italiani di cultura media? Già. Ma poi  proprio ad un inglese  dovevamo inviare una simile frase  che secondo la regola primaria della loro grammatica (la short form) non c’è frase o parola che  non abbreviano!  Insomma.  Stavolta, come diremmo in rigido vernacolo modicano “ pi strafari a scacciammu fraricia”. Quando il siciliano rende più dell’italiano!! E chissà  a questo punto che il prossimo messaggio augurale non sarà proprio in siciliano!

 

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