Qualità della vita, sole e mare non bastano più ai ragusani

Come ogni inizio d’anno, in questi giorni ognuno di noi stila una lista di buoni propositi: smettere di fumare e di bere alcolici, fare più movimento oppure iscriversi in palestra o in piscina, mangiare meno e meglio per togliere i chili in eccesso accumulati prima e durante le feste, fare volontariato e mettere qualche ora del proprio tempo a disposizione del prossimo. Solo che se non c’è una forte motivazione, il cambiamento resiste qualche giorno o poche settimane: molte persone tornano al punto di partenza, con la birra in mano e la circonferenza vita pericolosamente gonfia come prima. Meglio porsi un obiettivo alla volta e testare il proprio sforzo fisico e mentale gradualmente.

Il 16 dicembre scorso, Il Sole 24 Ore ha stilato la classifica annuale sulla vivibilità dei 107 territori italiani. E’ un appuntamento fisso da 33 anni e serve a capire dove si vive meglio, sulla base di 90 indicatori suddivisi in sei categorie con parametri oggettivi.
Lo scorso anno la nostra provincia ha confermato di essere la migliore dell’Isola, quella dove la qualità della vita eccelle rispetto alle altre di una regione complessa come la Sicilia. Ragusa però rimane nella seconda parte della classifica, ottantunesima su centosette province. Anche scalando ben cinque posizioni, restiamo nei bassifondi.

E’ la prima nella classifica nazionale per numero di denunce su riciclaggio e impiego di denaro ogni 100mila abitanti con lo 0%. 0%: eccezionale! (Oppure nessuno denuncia).
Ragusa è l’ultima, la centosettesima su 107 province, per l’offerta nel trasporto pubblico locale per chilometro: 166 posti quando la media nazionale è di 2.430. Da noi il tpl è quasi sconosciuto, anche se il dato risente delle recenti disdette dell’Ast, Azienda siciliana trasporti, nelle corse urbane ed extraurbane. Con il subentro di aziende private, l’anno prossimo questo dato di sicuro migliorerà.

Sia chiaro: il miglioramento della qualità della vita dipende specialmente dai cittadini e da chi amministra. Sugli eventi estremi, la nostra provincia ha fatto registrare uno dei peggiori risultati d’Italia. Non possiamo battere pioggia, vento e trombe d’aria, ma manutenere strade, pulire alvei di torrenti, evitare inutile consumo di suolo.
Siamo una delle province dove crescere un bambino è più difficile che altrove. Mancano ancora tante palestre e infatti tanti piccoli non fanno sport, adeguate competenze numeriche e alfabetiche, un sufficiente numero di giardini e mense scolastiche, di pediatri. Da chi dipende? Di chi è la responsabilità? Perché la lontana e piccola Sondrio, ai piedi delle Alpi, è la provincia dove i servizi per i bambini da 0 a 10 anni sono smisuratamente migliori?
Com’è possibile avere peggiorato gli indici della voce “Cultura e tempo libero” nonostante gli sforzi di associazioni, fondazioni, società sportive e privati cittadini che allestiscono eventi di prim’ordine e partecipano in tornei di livello? C’entra il fatto che abbiamo 9 librerie ogni 100mila abitanti contro una media nazionale di 14? Sì, perché leggiamo poco. Le statistiche dicono che da noi è più difficile gestire un bar che altrove.

Il sole e il mare non bastano più. Sono un’ottima base di partenza per tante cose, ma mancano le imprese innovative applicate al turismo, il valore aggiunto per sopperire alla persistente difficoltà di raggiungere Ragusa da ogni parte d’Italia e di Sicilia.
Molti dei nostri giovani scelgono di andare via perché siamo al 77.mo posto per disoccupazione, all’86.mo per trasformazioni di contratti a tempo indeterminato, all’88.mo per numero di concerti, al penultimo posto in Italia per numero di laureati.

Buon anno, ragusani.  

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