Quale futuro per il Turismo Ibleo?

Non molto tempo fa ho avuto modo di parlare di Turismo a Ragusa ed il rischio che la discussione scadesse in una semplice chiacchierata da Bar, devo ammettere ,è stato molto concreto. Le aspettative dei miei interlocutori, speranzosi di ascoltare “profezie” sul futuro ibleo, sono tristemente andate deluse a causa della mia riluttanza nel formulare qualsiasi previsione su numeri, percentuali, introiti e quant’altro. 
La non conoscenza di dati e statistiche mi ha suggerito una più prudente visione d’insieme del fenomeno turistico locale.

Negli ultimi anni Ragusa è stata sempre più spesso meta di numerosi turisti provenienti da diverse parti della sicilia, dell’italia e dal mondo.   . Per molto tempo ha beneficiato inconsapevolmente di una sorta di turismo “spontaneo” e di nicchia; piccoli gruppi organizzati, “turisti-pionieri” a caccia dell’altra Sicilia, quella barocca  e non quella ellenica di Agrigento o Siracusa, o da dolce vita Taorminese, ne tanto meno quella mondana e spensierata delle Eolie.   

Il clima favorevole per buona parte dell’anno, la presenza di elementi artistici di assoluto valore(alcuni dei quali riconosciuti dall’Unesco), l’indiretta promozione territoriale grazie alle fiction e alle pubblicità girate in territorio ibleo, il vasto patrimonio enogastronomico e per ultimo, non per importanza, la posizione geografica tra il mare e la collina rappresentano dei punti di forza che solo poche altre realtà possono vantare. 

Ma tutto ciò da solo non  basta.  Il gap infrastrutturale, il più “visibile” tra tutti, è quello che ha finora maggiormente condizionato lo sviluppo del territorio ibleo, non solo a livello turistico. Raggiungere Ragusa è tuttora impresa quantomeno temeraria.  La vicenda legata all’apertura dell’aeroporto di Comiso per certi versi ricorda la famosa tela di Penelope.  L’ammodernamento della rete stradale,su tutti la Ragusa-Catania; secondo le ultime pare possa vedere la luce, se tutto procede per il meglio, non prima di cinque anni. L’unica realtà è rappresentata dal porto turistico il cui ritorno per la comunità e per il movimento turistico, per ragioni di tempo, non è ancora possibile quantificarlo esattamente.

Un secondo elemento molto meno visibile e forse per questo più difficile da individuare è rappresentato dalla quasi totale assenza di programmazione di medio lungo periodo per il turismo ibleo. La mancanza di una visione d’insieme, di un coordinamento, di una seria pianificazione è la causa principale di quello che ho definito un turismo “inconsapevole”.

Il piano di rilancio del turismo ibleo deve a mio avviso passare attraverso una seria programmazione. Un comitato composto da  tutti i portatori di interesse deve anzitutto chiarire “quale tipo di turismo per Ragusa”. Da questo sviluppare un piano mirato di investimenti in strutture ricettive,attualmente deficitarie, in formazione del personale, in iniziative che possano garantire un’offerta integrata al futuro turista del ragusano. 
Non è questa la sede adatta per le descrivere nello specifico lo strumento della pianificazione territoriale. Le esperienze positive sviluppate con la medesima tecnica in altre parti d’ Italia sono però un interessante esempio di come un territorio possa “ragionare” come un’azienda contemperando, allo stesso tempo, le esigenze di tutti gli attori sociali. Il caso Piemonte ed in particolare il Piano Strategico di Torino 2006 meritano una menzione speciale in questo senso.  E’ attualmente in fase di studio una bozza di piano territoriale che dovrebbe coinvolgere diversi comuni dell’area iblea. Tante le aspettative e le promesse da realizzare. In altri termini: tanta carne al fuoco.

Ma in mano a quali “cuochi”? Un professore universitario soleva citare i famosi  5 punti per la riuscita di un business: Persone, Persone, Persone poi Idee e Finanziamenti. Il rappresentanti del nostro territorio sapranno accogliere questa nuova idea con lo spirito giusto? Apprezzeranno davvero il valore di questa “rivoluzione copernicana”  o preferiranno affidarsi alla cara vecchia “pancia”, misurando il turismo attraverso il numero dei bar o dei ristoranti aperti e dalle code di auto per le strade durante il periodo estivo?  Sapranno valorizzare le proposte degli esperti e riuscire finalmente a porsi in un’orizzonte temporale che vada oltre il mandato politico?

C’è ancora futuro per il turismo ibleo. Ma solo a queste condizioni. Le condizioni di un mondo sempre più competitivo e dinamico che premia quasi sempre i migliori, secondo una logica, nel bene e nel male, squisitamente aziendale.

                                                                                                                                      Giuseppe Scalone.

 

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