È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
PSICOLOGO O AMICO?
13 Lug 2014 05:14
Le persone che attraversano un periodo di disagio psicologico sono spesso il bersaglio di consigli non richiesti. Il consiglio di andare a parlare con “qualcuno” è leggermente più seguito, anche se sia la persona che consiglia sia la persona che è consigliata in genere non hanno molto chiaro il motivo per cui parlare, con una persona estranea che possa essere loro d’aiuto. L’AMICO e lo specialista PSICOLOGO, vengono generalmente accomunati, come se parlare con l’uno o con l’altro fosse la stessa cosa. Come se lo Psicologo fosse un amico a pagamento…
Anche se lo Psicologo si comporta amichevolmente con il Paziente, il loro rapporto, se pur di natura molto particolare, non è un rapporto di amicizia. La relazione tra lo Psicologo e il Paziente differisce da quella con un amico, innanzitutto perché è una relazione nuova. Nel momento in cui il Paziente varca per la prima volta la soglia dello studio dello Psicologo, questi non è coinvolto emotivamente con la persona e la sua capacità di giudizio rimane inalterata non potendo essere influenzata da eventi precedenti. Il rapporto tra il Terapeuta e il Paziente è di natura professionale.
Il Paziente, se riesce a stabilire un senso di fiducia col Terapeuta, può parlare liberamente con lui e esplorare i propri sentimenti autentici con un grado di libertà maggiore rispetto a quello che potrebbe raggiungere con un amico, perché lo specialista è lì solo per lui, non giudica ed è tenuto per legge al segreto professionale. Si è visto che il ruolo dello Psicologo è diverso dal ruolo dell’Amico. Si è visto anche che per legge lo Psicologo non deve svolgere la propria professione con “persone con le quali ha intrattenuto o intrattiene relazioni significative di natura personale” e quindi con gli amici, almeno quelli “significativi”(Codice Deontologico dello Psicologo). Ma al termine di un percorso terapeutico i due possono diventare amici?
Le persone spesso sviluppano una relazione intima e intensa con il proprio Terapeuta. Si ritrovano periodicamente con lui e parlano di cose personali. Molti si aspettano di essere diventati o di diventare amici. Gli Psicologi non la vedono allo stesso modo: la relazione terapeutica è una relazione professionale, profondamente asimmetrica in cui tutta l’attenzione va quasi esclusivamente sul paziente. Il paziente può fantasticare di avere una relazione speciale col proprio terapeuta, lo Psicologo, accetta che questo avvenga come parte del processo terapeutico. Queste fantasie di fatto indicano gli obiettivi della terapia, ossia i bisogni che il paziente deve imparare a soddisfare da sé o nella vita quotidiana. Alla fine possiamo concludere dicendo che il ruolo dell’Amico e dello Psicologo sono talmente differenti, da poter affermare che solo la relazione terapeutica è asimmetrica, ed è molto probabile che lo Psicologo e il Paziente non svilupperanno mai un’amicizia al termine del percorso terapeutico.
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