PRESENTATO A FRIGINTINI “IL GRANDE SILENZIO”

 

Modica. Erano seduti tutti in prima fila, nel salone delle feste del Centro sociale di Frigintini, i protagonisti dell’ultimo lavoro letterario di Marcella Burderi. Con la presenza di quasi duecento residenti della frazione modicana, la scrittrice modicana ha presentato “Il grande silenzio dell’altopiano”. Un lavoro, ma potrebbe essere anche un viaggio, sviluppato attraverso il ricordo e il racconto della vita quotidiana di uomini e donne, oggi ultraottantenni –e addirittura qualcuno vicino al secolo di vita- che hanno vissuto il periodo post bellico ed oggi tramandano ai posteri le loro storie, le loro esperienze, il loro vissuto. Zudda, Minichedda, Rosina, Mariuccia, Santina, Cuncittina, Margherita in campo femminile e Pippinu, Vartuliddu, Nino, Turuzzu, Ninu u russu in quello maschile sono i personaggi con i quali la scrittrice ha trascorso con loro diversi mesi –con la presenza assidua di Biagina Gurrieri, che ha permesso a Marcella di entrare in contatto con le persone- per farsi raccontare la loro storia fatta di cunti, preghiere, nnivinagghie, dubbi, stornellate ed arricchite da storie personali del dopo guerra; che ad ascoltarle ora sembrano inverosimili. Il tutto in un contesto ambientale che è circoscritto alla zona di Cava r’Ispica, u mulino di Bancari, beddu cuozzu e la zona di Frigintini. Con questo lavoro, Marcella Burderi ha voluto catalogare un patrimonio di tradizioni, di aneddoti e di storie –a volte anche drammatiche- fatto attraverso la viva voce dei protagonisti. Che non hanno esitato a rompere il silenzio (le donne) e tramandare con orgoglio le storie di matrimoni subiti o combinati, gli indovinelli con doppio senso, i ricordi delle spigolatrici lontane da casa, gli amori furtivi e le complicità femminili contro il potere patriarcale di padri, fratelli e mariti. Il grande silenzio dell’altopiano è il frutto di una personale curiosità di Marcella Burderi, ma è (anche) un contributo per non disperdere un patrimonio storico-culturale di persone che hanno vissuto le difficoltà della guerra (1940-1945), dell’approviggionamento del minimo indispensabile per vivere, degli usi e costumi ed i rapporti fra uomini e donne degli anni cinquanta-sessanta.Il grande silenzio dell’altopiano non è, comunque, una raccolta “fredda” di testimonianze ma anche una partecipazione visiva a lavori ormai in disuso, come intrecciare a liama, fare i cesti, preparare a ricotta o u sapuni. E poi il titolo del lavoro letterario: che è una sensazione ricavata dall’esplorazione dei luoghi, con un territorio lontano dal frastuono delle grandi città, dall’impossibilità di utilizzo delle nuove tecnologie (campo per i telefonini assente), dove si può ascoltare nitidamente il canto degli uccelli ed silenzio della incontaminata natura circostante.

                                                                                   

 

 

 

 

 

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