POST MORTEM SI SCOPRE UN VINCOLO DELLA SOPRINTENDENZA DEL MARE PER IRENE OF BOSTON

 

A pezzi Irene of Boston. Antica imbarcazione inglese rottamata dal tempo e dall’incuria dell’uomo. Battezzata nel giugno del 1914, in un vecchio cantiere alla periferia di Boston, con il nome di Irene, in onore della figlia minore del maestro d’ascia che l’aveva costruita, dopo aver navigato in lungo e in largo per mari e oceani, fece il suo ingresso in Italia nel 1971. Conclusa la lunga carriera a Pozzallo, fu lasciata in completo abbandono, nonostante l’appello lanciato a più riprese da associazioni culturali e architetti locali, per salvare un silenzioso, eloquente e prezioso testimone di importanti anni di storia  della navigazione. Nei giorni scorsi a Pozzallo la visita del dott. Nicolò Bruno, archeologo della Soprintendenza del mare, referente per la Sicilia sud orientale. Dopo aver contattato la studiosa di storia locale Grazia Dormiente, il funzionario si è fatto accompagnare alla “Balata”, per visionare quello che è rimasto di Irene of Boston: un ammasso di legno vecchio, irrimediabilmente usurato dal tempo. Sottoposto a vincolo da parte della Soprintendenza del mare, l’antico veliero avrebbe dovuto essere recuperato, ristrutturato e restituito al suo splendore. Ma si è perso tanto tempo. Troppo. In barba all’antico detto “chi ha tempo non aspetti tempo”. Irene of Boston ha resistito. Ha sofferto. Ha lanciato grida di aiuto. Si è piegata su se stessa. Sfinita, è crollata al suolo. Eppure precise e puntuali dovrebbero essere le condizioni poste dai vincoli istituzionali, che, naturalmente, non possono valere sine die, proprio perché hanno lo scopo di recuperare e tutelare beni materiali e immateriali, pezzi di storia, doni universali, da custodire e restituire alle nuove generazioni. Il sopralluogo disposto dalla Soprintendenza del mare di Palermo arriva certamente in ritardo. Come confermato dal sig. Scala, titolare del Cantiere Navale in attività nell’area portuale.  Contattato dal funzionario regionale, Scala ha ribadito l’impossibilità di qualsiasi intervento di recupero. “Volendo – ha detto con chiarezza – possiamo benissimo ricostruire il veliero così come è stato realizzato a suo tempo, ma parlare di recupero è impossibile”.

Brutta e ingloriosa fine, dunque, quella riservata a Irene of Boston, barca di 21 metri di lunghezza, 4,50 di larghezza, 2,50 di pescaggio, 35 tonnellate di dislocamento, crollata al suolo della “Balata” di Pozzallo,  storica località  ove, per una vita, lavorò l’indimenticato maestro d’ascia Emilio Amenta (don Miliu), costruttore di barche e bastimenti governati da pescatori e marinai che hanno scritto alcune tra le più belle pagine di storia della marineria locale.

 

 

 

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