POSSIBILE (PIPPO CIVATI) SULLA CRISI AGRICOLA

Più di 3000 produttori agricoli della fascia trasformata hanno protestato nei giorni scorsi davanti al mercato ortofrutticolo di Vittoria (RG), il più grande del Mezzogiorno, per il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli e per gli accordi Euromediterranei con Marocco e Tunisia che hanno fortemente penalizzato un settore strategico per l’economia del sud Italia e in particolare per la Sicilia .  

La contestazione ha visto la partecipazione attiva non solo di operatori del settore ma anche di un’ampia e variegata rappresentanza della società civile, uniti in un grido disperato contro il dumping e le frodi alimentari, fattori che determinano il crollo del prezzo dei raccolti e di conseguenza non permettono agli agricoltori di coprire le spese di produzione, in costante aumento . Quest’anno, come denunciano tanti manifestanti, i prezzi hanno subito un tracollo grave nel pieno della stagione invernale provocando un disastro dalle proporzioni mai viste.

Gli accordi europei – dichiara Valentina Spata di Possibilesenza alcuna norma di salvaguardia per i Paesi UE che si affacciano nel Mediterraneo rischiano di travolgere il comparto agricolo siciliano e del Mezzogiorno che è attraversato da una profonda crisi di carattere strutturale e congiunturale soprattutto nel comparto decisivo dell’ortofrutta, una crisi esasperata dalla globalizzazione dei mercati e da una concorrenza agguerrita e spesso sleale. Invece di perorare ulteriori accordi dannosi per il settore agro-alimentare, ultimo in ordine di tempo quello sull’olio tunisino proposto dal capo della diplomazia Federica Mogherini, esponente del Partito Democratico, occorre attivare le clausole di salvaguardia previste dagli articoli 7 e 25 del trattato, per tutelare i nostri produttori che soffrono la concorrenza di una ortofrutta qualitativamente inferiore e meno controllata, esportata da territori ove la manodopera comporta oneri economici inferiori, dove i costi di produzione sono più bassi e dove vengono utilizzati prodotti vietati  in Italia. Questa concorrenza scorretta ha già provocato un grave danno all’agricoltura siciliana a seguito dell’accordo Ue-Marocco: la produzione delle arance siciliane ha un costo minimo di produzione di 35 centesimi al chilo ma sul mercato vengono vendute a 8 centesimi; i pomodori ciliegino costano un euro ma si vendono a 25 centesimi; le melanzane e il grano duro al chilo costano 50 centesimi, contro i 5 centesimi sul mercato delle prime e i 2 centesimi del secondo.

Alla protesta hanno partecipato, oltre ai produttori agricoli, anche le associazioni di categoria e i Sindaci del Sud-Est siciliano, nonché l’Assessore Regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici che ha annunciato l’arrivo di 15 milioni di euro di fondi Crias.

I produttori agricoli hanno chiesto lo stato di crisi del comparto, oltre a misure più incisive a supporto della crescita: riduzione della pressione fiscale, semplificazione delle procedure burocratiche-amministrative, incentivi alle imprese, maggiori tutele .

Alla crisi – dichiara la Spata – si deve rispondere con la differenziazione e l’integrazione di filiera e con una politica agricola che sostenga il reddito. Si tratta tuttavia di strategie di lungo periodo che avrebbero dovuto individuare e applicare sia il Governo regionale che quello nazionale. L’agricoltura italiana ha bisogno di politiche strutturali che sostengano scelte strategiche e coraggiose e il Governo Renzi è lontano anni luce dai problemi reali di questo comparto che nel mezzogiorno rappresenta un perno importante per l’economia. I 15 milioni di euro in arrivo non sono sufficienti a far ripartire un intero comparto ormai al collasso. Sono assolutamente d’accordo invece sul fatto che vada riconosciuto lo stato di crisi del comparto agricolo siciliano e ciò permetterebbe la sospensione del pagamento degli oneri contributivi e fiscali e delle rate di credito agrario in scadenza.

 

 

 

 

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