Portiamo i fiori ai morti e, soprattutto, ai vivi

Nei Paesi Bassi si regala alle fidanzate, come mi rivelò tanto tempo fa il vittoriese Salvatore Gurrieri, in assoluto il migliore produttore di tale specie in Italia, capace di venderne in grande quantità proprio agli olandesi. In Gran Bretagna celebra una nascita o una dichiarazione d’amore. In Giappone è simbolo dell’imperatore, di forza e resistenza. Da noi il crisantemo è il fiore dei morti.


Tra venti giorni i cimiteri di diversi Paesi, tra cui il nostro, saranno riempiti di ogni genere di piante, ben recise e colorate. Nel tradizionale omaggio ai nostri cari defunti non faremo distinzione di genere fra papà, mamme, fratelli, sorelle, amici e vicine di casa. E già qui scatta un primo controsenso. Quando sono in vita, regaliamo fiori alle donne di ogni età e occasione, mentre ai papà – per esempio – nulla, neanche una margherita di campo. Poi i papà muoiono e poniamo gladioli, tulipani, dalie, gigli e ogni altra varietà sulle loro tombe. Qui le “quote rosa” dovrebbero essere previste al contrario.

Per la sue proprietà, il fiore è un vegetale che dona gioia. Riesce anche a illuminare una stanza in ombra o male ammobiliata, dà allegria a una tavola poco imbandita, mostra un lato positivo di chi abita fra quelle stanze. E’ per questo che pensiamo all’iris per colorare un ambiente, alle gerbere per evidenziare una passione, alle stelle di Natale per pitturare il periodo delle feste invernali.

Ricordarsi dei fiori solo per fortificare un messaggio di condoglianze nei funerali o lasciarne qua e là nei camposanti, in un giro che ogni anno, inevitabilmente, si allunga sempre di più, è molto triste. Limitante.

Regaliamone invece, fosse soltanto uno, a chi è tra noi. Facciamo sentire importanti le persone care anche quando non se l’aspettano. “Ditelo con i fiori” era uno slogan di tanti anni fa quanto mai attuale. Non attendiamo l’evento, diciamolo ora. Alle mamme. Alle mogli. Ai figli. Ai mariti e ai papà. Una terapia pure per chi dona.

A un certo punto, credo capiti a tutti, capiamo che la vita terrena è breve. Chi riceve un fiore, qualuque sia, capisce il perché e dice “grazie”. Che siate credenti e no, i cari defunti non potranno ricambiare il nostro simbolico gesto, che in realtà è soltanto uno dei tanti momenti del continuo ricordo. “Morire è solo non essere visto”, scrisse Fernando Pessoa.
Se si regalassero più fiori, nel mondo non ci sarebbero tante delle tragedie che siamo costretti a sentire a tutte le ore.         

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