POLITICA, IDEE E … FANTASIA!

Il dibattito sui “Liberi consorzi di Comuni” si sta finalmente liberando da una visione datata e un po’ gretta che si alimentava esclusivamente di rivincite e di ambizioni campanilistiche che risultano francamente retrò in un mondo che oramai vive in orizzonti spaziali che vanno ben oltre la cinta cittadina.

 

In una visione più complessiva, la patologia più grave che in questo momento affligge la politica, sta nel focalizzare l’attenzione in modo eccessivo sui “soggetti” piuttosto che sui “progetti”!

 

Infatti, almeno nel primo periodo, il ragionamento si è incartato su quali Comuni erano disposti a partecipare a una “nuova avventura”, una “rivincita” sulla storia che faceva leva soprattutto sulle storiche “ambizioni” e “rivendicazioni” di Modica e Noto.

 

Tutto assolutamente legittimo, anzi, per certi versi comprensibile, ma con quale prospettiva e quale respiro?

Un leader storico della sinistra italiana diceva: “La politica non si fa con i sentimenti, figuriamoci con i risentimenti!”

 

Nonostante i tanti limiti di questa riforma frettolosa e per certi versi anche improvvisata, penso che le classi dirigenti dei territori siano comunque chiamati ad alzare lo sguardo dalle “piccole” ambizioni personali, o collettive che siano, per ampliare gli orizzonti e sfruttare i tanti spazi di questa normativa per la promozione delle comunità.

 

L’allentamento dei vincoli, anche se giunto all’improvviso, pone una serie di opportunità di “razionalizzazione” dei territori che però ha un senso solo se “prima” si immagina un progetto per il territorio: “Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa in quale porto vuole approdare” (Seneca)!

 

In più la nuova impostazione (Libero consorzio) è assolutamente congeniale proprio a quei territori che, come il nostro, non sono caratterizzati da un baricentro univoco costituito da una grande città, ma da una pluralità di centri cittadini medi e originalmente specifici.

 

Ed allora logica e lungimiranza vuole che intanto si parta da un “progetto di sviluppo sostenibile” che guardi alle specificità del nostro territorio per poi utilizzare gli strumenti della normativa per disegnare una strategia attuativa del progetto.

 

A questo proposito non c’è dubbio che i tesori del nostro territorio risiedano primariamente nella agricoltura di qualità e nella possibilità di sviluppo turistico; a questo proposito non voglio assolutamente trascurare la rilevanza assolutamente centrale che ha avuto, e spero avrà, nel nostro territorio la piccola industria e l’artigianato, ma questi settori economici, a mio avviso risultano poco influenzati dalla ridefinizione dei confini amministrativi, hanno una prospettiva e soggiacciono a una logica abbastanza insensibile a queste problematiche.

 

Ed ecco allora che in una visione prospettica la nuova normativa permette di razionalizzare un ambito ottimale che permetta di riunificare i centri del barocco, ma anche i comuni dei Monti Iblei in modo da ridare fiato al progetto semi-abortito del “Parco del Iblei”: cosa impedirebbe infatti di aggregare al nostro territorio i comuni del netino in un’ottica di creazione di un distretto unificato del barocco, ed in più di aggregare Palazzolo Acreide, Buccheri o Vizzini in un progetto che ridia slancio a quella che in atto è un’occasione persa?

 

Di più, proprio la rivitalizzazione del Parco degli Iblei costituirebbe una felice sintesi tra valorizzazione del territorio, dell’agricoltura di qualità e della possibilità di sviluppo turistico delle zone montane del territorio che in atto costituiscono una realtà con prospettive molto limitate.

 

La logica sottostante al concetto di “libero consorzio” può essere pienamente valorizzata da una impostazione “policentrica” del territorio, in cui l’apparato amministrativo si adegua al territorio in termini di prossimità articolando la macchina amministrativa in modo coerente alla vocazione dei vari “distretti”: un’idea potrebbe essere, compatibilmente con i vincoli di economicità e di funzionalità, quella di insediare l’amministrazione del Parco per esempio a Palazzolo Acreide, o l’ufficio del “libero consorzio” preposto allo sviluppo turistico a Scicli, quello preposto alle politiche forestali a Chiaramonte etc. etc.

 

Ovviamente lo stesso principio potrebbe prevedere una prossimità amministrativa per la “fascia trasformata” piuttosto che per “la zootecnia dell’altopiano” …

 

L’importante è che si parta da un progetto ampio, che comprenda invece di escludere, che abbia al centro lo sviluppo invece che l’affermazione del campanile e come stile la condivisione invece che la prevaricazione.

 

In questa ottica i sindaci iblei dovrebbero già attivarsi perché il tempo stringe e c’è tanto da fare.

 

Più facile a dirsi che a farsi! Ma dobbiamo tutti imparare a valutare la classe dirigente che si picca di guidarci dalla capacità di “vision” e dalla qualità e sostenibilità dei progetti che propongono.

In periodi come questi tutto va valorizzato e ogni occasione perduta è un gradino sceso nella qualità della vita e nel benessere della nostra comunità.

                                                                                                    

 

 

 

 

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