Più pensionati che lavoratori: catastrofe nel Sud, Ragusa si salva

di Antonio Casa – Più pensionati che occupati: uno dei peggiori scenari economici si materializza nel Sud Italia, mentre il sistema regge ancora nel Nord e nel Centro del Paese. Ragusa per il momento si salva: è una delle due solitarie province meridionali – l’altra è Cagliari – a mantenere un saldo positivo fra il numero dei lavoratori e quello dei pensionati. La domanda ora è: ancora per quanto?
L’analisi
La situazione è illustrata dall’Ufficio studi della Cgia attraverso un’elaborazione rilasciata oggi. “In Italia – scrive Cgia – le pensioni erogate sono 22.772.000, mentre i rapporti attivi di lavoro sono 23.099.000.”
Nove le regioni dove il saldo lavoratori/pensionati è positivo: Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Trentino- Alto Adige Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta. A seguire le 12 regioni con saldo negativo, ovvero dove le pensioni erogate superano i rapporti di lavoro. In Sicilia la situazione è drammatica: a fronte di 1.337.000 occupati ci sono 1.640.000 pensionati. Diverse le concause: la mancanza di lavoro in primo luogo, specialmente per le donne, ma anche la denatalità e, sembra un paradosso, il progressivo aumento dell’aspettativa di vita, tuttavia frenato dalla pandemia di Covid.
Il sistema Ragusa in equilibrio
Se Milano, Roma, Bergamo, Brescia, Bolzano, Verona, Firenze, Monza, Padova e Vicenza registrano il maggiore saldo fra pensionati e occupati, la provincia di Ragusa si difende ancora molto bene. Ha un saldo positivo di 9.000 unità, con 112.000 lavoratori e 103.000 pensionati. L’altra provincia del Sud citata nel rapporto, Cagliari, ha un saldo di 10.000 unità. Nel rapporto pensioni/contratti di lavoro Ragusa supera province del Nord e del Centro come Lecco, Pavia, Pistoia, Piacenza, Ravenna, Lucca, Pesaro e Urbino, Latina, Aosta e Siena. Male le altre del Sud: le ultime dieci sono Sud Sardegna, Foggia, Catania, Taranto, Cosenza, Palermo, Reggio Calabria, Messina, Napoli e Lecce.
I contraccolpi
“Con più anziani – avverte Cgia – sono a rischio settori economici come immobiliare, trasporti, moda e ricettivo”, mentre una popolazione sempre più anziana “potrebbe avere nei prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici, in particiolar modo a causa dell’aumento della spesa sanitaria, pensionistica, farmaceutica e di assistenza alle persone.”
Entro il 2027 il mercato del lavoro italiano dovrà sostituire quasi 3 milioni di addetti – pari a quasi il 12% degli attuali occupati in Italia – destinati ad andare in pensione.

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